In Machiavelli c’è un rapporto diretto con la realtà storica. La riflessione di Machiavelli nasce dall’osservazione diretta dell’Italia contemporanea, la quale, appunto, sta attraversando un periodo di profonda crisi. Quella in cui si trova l’Italia è innanzitutto una condizione di inferiorità rispetto alle maggiori potenze europee, in quanto essa appare frammentata in una serie di Stati regionali e comunali che ne impediscono l’unificazione.
Il motivo principale della crisi che si evidenzia nei nostri Stati e nei nostri territori è di tipo militare: coinvolgere truppe mercenarie e compagnie di ventura non può rappresentare una soluzione di difesa efficace nei confronti degli attacchi militari provenienti d’oltralpe. Solo gli stessi cittadini, alimentati dall’amore e dall’attaccamento alla propria terra, possono essere in grado di garantire una strenua difesa dei confini, dotati di fedeltà, ubbidienza e serietà di impegno.Ma la crisi che Machiavelli ritiene pienamente in atto in Italia è anche di tipo morale: sono scomparsi i valori alla base di un saldo vivere civile, intorno ai quali si era andata esemplarmente costituendo l’antica Roma, cioè l’amore di patria, il senso civico, lo spirito di sacrificio e l’accettazione dei doveri che è complementare, nei cittadini e negli individui, alla salvaguardia dei loro inviolabili diritti naturali.
Proprio la rinuncia a combattere rimettendosi unicamente al capriccio della Fortuna conduce alla sconfitta senza l’orgoglio e l’onore esaltati attraverso l’azione e la partecipazione diretta alla guerra. I fatti che coincidono con la discesa dei Francesi e di Carlo VIII nel 1494 rappresentano il momento iniziale della perdita di indipendenza politica degli Stati e dell’intera penisola italica.
La visione che Machiavelli suggerisce è quella che preannuncia profeticamente la subordinazione dell’Italia rispetto agli Stati europei in quanto realtà a essi satellite. La proposta per uscire da questa crisi è che intervenga un principe a organizzare una difesa e a edificare una struttura statale sufficientemente forte per contrastare le mire espansionistiche dei paesi vicini.
Il frutto dell’osservazione diretta del proprio tempo anima, in Machiavelli, l’ambizione e il proposito realizzativo di un obiettivo ben preciso, da perseguire in un’ottica concreta, cioè quello della liberazione dell’Italia. Tale proposito è giustificato da un coinvolgimento diretto, passionale e fortemente sentito nei confronti dei fatti del proprio tempo.
Ciò che, nell’analisi e nell’esperienza umana diretta, ottiene un riscontro pratico, assume poi valenza universale nella misura in cui lo studioso da quest’osservazione diretta ricava delle leggi. La sua ambizione, in quanto teorico di un pensiero che è subordinato alla pratica e all’esperienza, è quella di fornire delle regole valide sempre e universali.
Ecco dunque il fondamento procedurale del modo di ragionare di Machiavelli. Partendo dall’esperienza diretta, egli dimostra di basarsi su leggi ovunque e in qualsiasi momento applicabili. Trattasi di una sorta di “metodo sperimentale” di cui egli può dirsi, in qualche modo, un antesignano.
Il Medioevo aveva fornito agli uomini tutti, e quindi anche ai regnanti, un modello ideale a cui subordinare la pratica esistenziale e quella dei comportamenti. Machiavelli ribalta questa prospettiva e rivendica l’autonomia del campo dell’azione politica da ogni condizionamento della morale. Si tratta di una novità radicale e sconvolgente che proclama l’obiettivo principe di cogliere la verità effettuale della cosa e non la sua immaginazione.
Il metodo del procedimento di Machiavelli non pone assiomi astratti ma propende per la verificabilità empirica di ciò che egli dice. In sintesi sono due le dimensioni che agiscono a determinare la lezione di Machiavelli: l’esperienza delle cose moderne e la lezione di quelle antiche.
Lo studio dell’antichità è valido proprio nella misura in cui sostanzia, non in quanto autorità superiore, ma in quanto esperienza di altri uomini, l’idea di un’universalità dell’agire degli uomini, che è sempre uguale. È l’esperienza umana che fornisce la materia “storica” sulla quale poter formulare la legge di validità universale che codifica, in termini sempre validi, il comportamento umano.
La visione di Machiavelli si intona al carattere naturalistico della visione umana nel Rinascimento. E sulla base di questa visione Machiavelli esprime un giudizio pessimistico sulla natura degli uomini. Benché in potenza il Rinascimento riconosca le capacità dell’uomo di distinguersi da tutto il resto del creato per le sue superiori possibilità, l’esperienza e la storia dimostrano, però, che a spuntarla è spesso l’interesse materiale ed egoistico che spinge l’uomo ad agire nel soddisfacimento di interessi tutt’altro che nobili. L’uomo politico deve essere consapevole che agirà su un terreno siffatto, caratterizzato da tanti uomini che non sono “buoni”.
Quando Machiavelli fornisce giudizi di tipo morale, i criteri di valutazione che egli applica sono di tipo tradizionale. Il fatto è invece che a Machiavelli poco importa la dimensione della moralità. Per cui il principio sul quale egli regola le sue indicazioni pratiche è quello che avvantaggia l’utile politico e lo pone in alternativa al danno politico.
La conquista e soprattutto il mantenimento dello Stato richiedono necessariamente la constatazione che certe azioni risultano necessarie a prescindere dal criterio della loro rispondenza o meno alla bontà e alla morale.
Lo sguardo concreto al mondo e la verifica empirica della verità effettuale delle cose alimenta un pessimismo che è il risultato di una presa di coscienza lucida della decadenza scientificamente dimostrata dell’Italia. Questo pessimismo renderà Guicciardini, per esempio, un uomo realista ancor più rigoroso di Machiavelli.
Ma in Machiavelli palpita una passione politica che, alla fine, ha il predominio su ogni arrendevolezza e su ogni rassegnazione. Machiavelli sa che la situazione dell’Italia non ha una vera via d’uscita e che scientificamente non è pensabile un miracolo. Ed è per questa ragione che nella parte conclusiva del Principe, all’analisi scientifica si sostituisce un atteggiamento profetico e messianico pervaso da una vibrante passione.
Il pensiero di Machiavelli è quello di un uomo che pone le fondamenta di uno Stato moderno unito e forte, libero da particolarismi feudali e municipali. Le sue idee sono talmente valide che troveranno applicazione al di fuori dell’Italia e contribuiranno alla creazione dei grandi Stati moderni.
Esatto, Gaetano. Proprio così: Machiavelli rappresenta un riferimento insostituibile proprio in quanto la sua proposta è scientificamente determinata. Il rigore procedurale del suo approccio è retto dallo sguardo concreto e dall’esperienza diretta nel mondo e configura un ragionamento valido sempre, oggettivamente. Ma sul piano umano c’è una sostanza passionale innegabile. La morale che manca come prerequisito aprioristico si afferma come contenuto sentimentale personalmente compartecipato.
Il pensiero di Machiavelli mi sembra più attuale che mai se valutiamo la condizione di inferiorità e subalternità dell’Italia odierna rispetto alla sua appartenenza all’Unione Europea e con la differenza che vivendo in una società sempre più globalizzata, con un pensiero unico dominante e con la complicità di chi invece dovrebbe difendere la nostra sovranità nazionale, risulta ancora più arduo il compito di liberazione e rinascita nazionale. Grazie Davide per queste riflessioni che non sono solo letterarie ma anche politiche e morali.