All’opposto rispetto all’opera di Luigi Pulci si colloca quella di Matteo Maria Boiardo, autore di un poema cavalleresco il cui protagonista è il personaggio di Orlando, eroico paladino della corte di Carlo Magno. Dedicata alla famiglia degli Estensi, presso la cui corte ferrarese Boiardo vive e milita, l’Orlando innamorato narra le vicende dell’esercito cristiano dei Franchi contro quello islamico dei Saraceni e rivela intenti realizzativi seri e improntati alla valorizzazione degli ideali aristocratici e guerreschi propri del genere epico.
Il poema si articola attraverso lo sviluppo di tre filoni narrativi: quello del tema avventuroso legato agli spostamenti dei personaggi e ai loro viaggi, quello che si incentra sul motivo encomiastico riguardante la relazione tra Ruggero e Bradamante, capostipiti della famiglia estense, e quello più specificamente amoroso, il più ampio e variegato.
Come rivelato anche dal titolo stesso dell’opera, l’Orlando innamorato è un poema che, pur mantenendo inalterato il carattere di nobiltà dei valori veicolati secondo la tipica tradizione del genere epico, presenta la novità del sentimento dell’amore che a livello strutturale agisce come fattore di articolazione e complicazione delle vicende e di tutta la trama.
Il vero motore delle azioni degli eroi è Angelica, bellissima figlia del re del Catai, della quale si innamorano svariati paladini cristiani. Per colpa sua essi vengono spesso indotti ad abbandonare il campo di battaglia, spinti all’inseguimento della principessa la quale, perlopiù, agisce mossa dal proprio volubile stato d’animo.
Alterne sono le vicende attraverso le quali si sviluppa la complicatissima trama dell’opera. Elemento determinante è quello magico, che agisce attraverso la funzione svolta da due fontane, quella dell’amore e quella dell’odio. Quando Angelica beve alla fontana dell’amore, e quindi si sente innamorata di un paladino, questi la rifiuta e, viceversa, quando alla principessa capita di attingere dell’acqua all’altra fontana, il paladino di turno se ne innamora perdutamente.
Dietro l’apparente meccanicità di questa alternanza, si esprime una tendenza che, spesso, si attesta anche nella realtà. L’autore gioca con l’impiego dello strumento della magia per rivelare quanto sia difficile che in un rapporto amoroso si verifichi una piena corrispondenza tra il sentimento dell’amante e quello della persona amata, la quale spesso non corrisponde agli entusiasmi del pretendente. Anche lo stesso Boiardo pare aver personalmente sperimentato una situazione simile nella propria vita.
Il modo in cui viene approfondita la caratterizzazione dei personaggi è uno degli elementi di novità introdotti da Boiardo rispetto alla tradizione. Molti sono i critici che si sono limitati a sottolineare la scarsa profondità psicologica dei personaggi minori quando, invece, il livello di completezza umana che assumono i protagonisti rappresenta uno degli elementi di maggiore rilievo dell’opera di Boiardo.
Rispetto alla tradizione, Orlando è un essere umano completo sotto tutti i punti di vista. Non svilito nelle qualità del coraggio e dell’indefessa virtù battagliera, che continuano a spingerlo a onorare le imprese, egli viene adesso tratteggiato come un eroe che possiede gentilezza e cortesia, nobilitato dall’amore e capace finanche di provare un sentimento di riprovazione e di pentimento.
Anche Rinaldo condivide con Orlando il destino di uomo innamorato e, nelle alterne vicende che lo vedono direttamente coinvolto nei riguardi di Angelica, è anch’egli soggetto a passioni, debolezze e turbamenti.
Orlando e Rinaldo, entrambi paladini cristiani, si sfideranno a duello proprio in quanto rivali d’amore nella conquista del cuore di Angelica. Sarà Carlo Magno a mettere fine ai loro battibecchi promettendo la fanciulla a colui il quale, tra i due, si distinguerà in maniera più valorosa nella battaglia conclusiva imminente contro i Saraceni. Ed è a questo punto che si interrompe la narrazione dell’opera, che rimane quindi incompleta e che verrà portata a compimento da Ariosto nel suo Orlando furioso.
Ciò che contraddistingue Boiardo è il suo profondo credo nei riguardi dei valori di quel mondo cavalleresco che, in lui, si caratterizza come un vento di novità e di rinascita rispetto alla civiltà del mondo mercantile e urbano. Nella società comunale gli uomini avevano perso del tutto la capacità di intraprendere un’esistenza virtuosa improntata sui principi della cavalleria che, invece, era stata sostituita da una civiltà caratterizzata dal tornaconto personale e dal guadagno economico.
Nell’Orlando innamorato si respira un mondo fatto di lealtà, di prodezza, di eroismo e di cavalleria; e non si tratta di valori vagheggiati malinconicamente e con nostalgia come fossero collocati in un passato mitico a cui rivolgersi con sguardo di rimpianto.
La civiltà umanistica che fa da sfondo alla società cortigiana quattrocentesca è immersa in un mondo cavalleresco in cui quei valori sono vagheggiati come sostanza della vita. La rinascita di un modello esistenziale in cui le virtù siano al centro delle prospettive e degli interessi vivi della società rende quel mondo cavalleresco attuale e vivido.
Il cambiamento delle prospettive esistenziali generali comporta una trasformazione del mondo che, adesso, si configura come una realtà in cui i valori cavallereschi acquistano caratterizzazioni diverse rispetto all’epoca medievale.
Le istanze umanistico-risorgimentali conferiscono una nuova centralità alla virtù dell’autodeterminazione e all’individualità umana, retta da uno spirito di sacrificio che si enuclea nella capacità di perseguire i propri obiettivi affinché la propria volontà si affermi sulle avversità del destino e della Fortuna.
La magnanimità degli eroi non può più limitarsi alla condivisione convinta e partecipata dei contenuti religiosi, etici e politici su cui si impronta una collettività sana di persone, unite sotto l’insegna di una Patria comune. Adesso l’uomo di valore si caratterizza come colui il quale, su vari fronti, lotta al fine di far prevalere la propria volontà sulla Fortuna, fino a determinare un’esistenza che risulti dalla vittoria della propria individualità contro le ostilità esterne.
È a fondamento della modernità questo sano individualismo che determina al livello più alto la valorizzazione di una vita condotta al fine di orientarla tutta alla conquista della gloria e del successo. Ed è pienamente umanistico il bisogno dell’uomo eccellente di primeggiare, superando gli altri in relazione, appunto, alla propria “virtù” e all’energico e attivistico proposito di affermarsi nella vita e di vincere.
Il rispetto e la lealtà sono le condizioni di un confronto sincero con gli altri in relazione al quale non si smentisce il principio indiscutibile e universale dell’attenzione al prossimo. L’individualità del guerriero perciò non si afferma dando sfogo istintivamente alla forza fisica e agli slanci rozzi alla violenza. Il rispetto per gli altri determina un ulteriore tipo di affinamento individuale che coincide con l’acquisizione o il perfezionamento delle doti intellettuali e della cultura.
È questo l’aspetto principale alla base dell’innovazione rinascimentale del genere epico-cavalleresco: nell’intellettualità si evidenzia l’essenza dell’umanità. Emblematico è l’episodio del duello tra Orlando ed Agricane. Il re tartaro contro cui il paladino francese si scontra, rappresenta il tipo umano tradizionale di guerriero, tutto forza bruta e istinto. Orlando gli è superiore proprio in quanto egli è in possesso di doti da uomo colto, in grado di disquisire su questioni etiche e metafisiche.
La conoscenza conferisce all’uomo ciò che lo rende veramente degno di questo nome, “uomo”, e che lo distingue perciò dai bruti. «Ed è simile a un bove, a un sasso, a un legno, / chi non pensa allo esterno Creatore; / né ben se può pensar senza dottrina» sono le parole che lo stesso Orlando proferisce nell’ottava 44 del canto XVIII (cfr. appunto Orlando innamorato, libro I, canto XVIII, ottava 44).
L’amore, d’altro canto, è un sentimento che dona gioia e che raffina ulteriormente e perfeziona l’uomo. Lontano dalla sentimentalità tipicamente medievale della visione cortese, l’amore è anch’esso agente motivante di un’esistenza attiva ed energica.
Visto sotto una prospettiva edonistica al centro della visione laica tipicamente rinascimentale della vita, l’amore è il tema a cui si lega il personaggio femminile principale dell’opera, cioè Angelica. Geniale è il modo in cui Boiardo ne caratterizza le qualità e la tipologia umana in senso eccezionalmente moderno. Angelica è una ragazza affascinante e che seduce con la sua avvenenza, ma che dimostra anche tenerezza e passione. La sua propensione ad agire è mossa dal proposito di soddisfare il suo desiderio d’amore, capricciosa e capace di crudeltà ma anche sincera e determinata.
La complessità psicologica del personaggio di Angelica è la dimostrazione dell’intento di approfondire l’indagine dell’animo umano che Boiardo conduce con condivisa e partecipata vitalità ed entusiasmo, a dare al lettore cortigiano un esempio emblematico del nuovo modello costruttivo del mondo e dell’umanità. Valutare la sua opera secondo questa chiave di lettura permette senz’altro di sottolinearne l’innegabile attualità e la condivisibilità del messaggio.
Grazie Davide perché ogni volta, leggendo i tuoi scritti, riscopro la grandezza della nostra cultura, oltre alla sua attualità. Epica non era certo una delle mie materie preferite, ma devo dire che spiegata da te ha tutto un altro sapore. Qua mi si sta allungando a dismisura l’elenco delle cose da rileggere alla luce dei tuoi insegnamenti!
Grazie Andreina. La materia dell’opera del Boiardo, improntata ai valori cavallereschi e al tema dell’amore non può che affascinare. Ma attenzione, però, perché il poema è stato lasciato incompiuto. Boiardo a un certo punto ha interrotto la narrazione. Cosa sarà successo? Chi continuerà la storia epica che Boiardo non ha portato a compimento?
Non si può non restare affascinati e, su un piano strettamente letterario, sentirsi disarmati, di fronte alla vastità e alla profondità della conoscenza dei protagonisti, ma anche di autori meno conosciuti seppur ugualmente importanti, della Storia della Letteratura italiana.
Lo spessore culturale di Davide Ficarra gli consente di calare e di intersecare la letteratura con la dimensione più ampia della vita sociale, regalandoci uno spaccato colto e innovativo della Storia.
Nel caso specifico è la Storia del primo Rinascimento che si distingue e costruisce una società e una concezione dell’arte diversa rispetto a quella del Medioevo, con l’emergere dell’individualità, del protagonismo, dell’eroismo, intrisi dell’amore e della passione dell’uomo per la donna dei desideri.
Per certi versi è una rottura con il prevalere della dimensione comunitaria propria del Medioevo, dove l’essere comunità era la conditio sine qua non per poter sopravvivere in un Mondo collassato, dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente e l’imperversare delle invasioni barbariche.
Di fatto noi possiamo cogliere delle positività in ciascuna delle due epoche storiche, connotate dalla diversità artistica e specificatamente letteraria. Ringrazio Davide Ficarra che, all’interno della Casa della Civiltà, ci sta donando un contributo di assoluto pregio per individuare le radici storiche del sentimento, del pensiero e della cultura che hanno fatto grande l’Italia, come Patria degli italiani.
Ti ringrazio Magdi e sottolineo la pertinenza della tua osservazione in riferimento alla condivisibilità degli aspetti di modernità che, in maniera differente, sono ereditabili oggi rispettivamente dall’epoca medievale e dal Rinascimento.