Uno dei primi giorni di primavera,
un tepore mi avvolge antico e nuovo,
formicola nelle fibre del mio corpo,
m’invade del languore della vita.
E la natura indomita, decisa
a mantenere il flusso suo ordinato,
costante e cadenzato nelle fasi,
rinasce.
Ignara delle mire e dei travagli
degli umani, tuttora concentrati
nei loro fini, nelle loro beghe,
nelle mille faccende affaccendati.
Implacabile nella metamorfosi
che, come un mago con la sua bacchetta,
ordina.
Ed io son qui che sotto al mio portone
attendo quieta il pullman della scuola,
sorreggendo i miei libri trattenuti
dalla cintura elastica di moda.
E mentre indosso, è un rito consueto,
celebrato ogni anno a primavera,
la mia giacchetta rossa intiepidita
dai primi raggi di sole del mattino,
esulto.