Mentre venivi con me ti toccai e si fermò la mia vita: eri davanti ai miei occhi, regnavi su di me, e regni. Come falò nei boschi il fuoco è il tuo regno.
(Pablo Neruda)
Guardi pensosa quella fiamma rovente
Mantenuta da un letto di brace minuta
Guizzare docile davanti a te
I puri colori del fuoco
Quasi violenti
Profumano di resina lo spazio vuoto
Dell’anima
Sulle pareti immobili
Srotolano inquieti sprazzi di vita
Momenti di luce
Emozioni
Memorie di immagini gioiose
Lasciate indietro nel tuo tempo
Ai bordi della vita
Pare persino che la tua infanzia
Richiami il calore di quei giorni
Pieni della distratta indifferenza del gioco
E riporti nell’aria
Quell’odore di legno bruciato
Che qualche volta sentivi nel lungo autunno della campagna
Poi la corsa alle sensazioni precoci
Scoppiettanti
Proibite
Lasciate nel giardino dell’oblio
E la giovane acerba stagione dell’amore
Troppo presto per sentire il gusto delle carezze
La tenue attrazione della pelle
Il sospiro trepidante della passione
L’anelito fervido del desiderio
Qualche volta lo scherno della delusione
Tutti quei tramonti sul mare
Che parevano indimenticabili
Quei sorrisi
Quei lamenti
La eterna magia del sentimento
Il fascino struggente del sogno
Sembrano
Svanire sulle ali tremanti di quel ceppo dorato
Alla sera
Resti incantata al tepore roseo della brace
Immobile
A seguire curiosa la scia di qualche scintilla
Sul fondo buio
Della cenere
Del camino
*
Eretico non è colui che brucia nel rogo, eretico è colui che lo accende.
(William Shakespeare)
Foto di copertina: “Il camino” dal web