Le aurore polari sono fenomeni che si manifestano nell’alta atmosfera, nella termosfera tra i 100 e i 200 Km di altezza, e al di sopra dei 65° gradi di latitudine nord e sud, eccezionalmente a latitudini più basse. Dato che si presentano in entrambi gli emisferi terrestri, è corretto parlare di aurora boreale e australe, o più genericamente di aurore polari, presenti anche negli altri pianeti del sistema solare avvolti da un’atmosfera. Si mostrano con luminescenti drappi colorati nel cielo, che cambiano per forma ed estensione di continuo. Il bagliore delle aurore è nella maggior parte dei casi di colore verde, ma si osservano anche frange rosse o viola, che dipendono sia dal tipo di atomo eccitato sia dall’energia dello ione che lo eccita.
Responsabile di tali fenomeni è il Sole, che presenta un’intensa attività energetica negli strati più esterni, originata dal mutevole campo magnetico prodotto dal moto di rotazione della stella intorno al suo asse. L’energia generata si estende verso l’esterno del Sistema solare fino a circa 100 UA sottoforma di vento solare ed è costituta principalmente di protoni, elettroni e nuclei di elio. Le particelle cariche, nel loro flusso verso la Terra, sono in gran parte deviate dal campo magnetico terrestre, che le distorce e le allontana; altre, seguendone le linee di forza, vengono indirizzate verso i due poli magnetici della Terra, dove penetrano con maggior facilità perché il campo è più debole. Quando le particelle elettrizzate colpiscono l’atmosfera intorno al polo magnetico (decentrato di circa 11º rispetto al polo geografico), creano un anello, “ovale aurorale”, più o meno esteso in base al grado di attività solare.
Una volta entrate nell’atmosfera, migrano verso gli strati più bassi neutri, producendo intense correnti elettriche, che generano stati di eccitazione degli elementi presenti, principalmente ossigeno e azoto, e successivo rilascio dell’energia assorbita. Se l’energia assorbita e rilasciata è sufficiente, questi elementi possono emettere luce nel campo del visibile, originando così l’aurora. L’ossigeno, se colpito da elettroni incidenti ad alta energia, emette luce verde, se colpito da elettroni incidenti a bassa energia, emette luce rossa; mentre l’azoto emette generalmente luce blu. La mescolanza di questi colori può originarne anche altri quali viola, rosa, giallo e bianco.
Si vedrà l’aurora? Cronaca di uno spettacolo…
Selfoss
Il cielo è limpido, il vento sferza implacabile, il viso è tagliato dalle raffiche. Cerchiamo rifugio nel ristorante: le pareti di legno verde sono già di ristoro al solo vederle. Piccole sale si aprono qua e là. Il ballatoio, dal soffitto basso e le luci soffuse, sembra uscito da una favola dei fratelli Grimm. Le piccole finestre quadrettate di legno bianco si aprono sul cielo buio verso nord. Tendine, raccolte a drappo ai lati, incorniciano la piccola abat jour, che al centro del davanzale con una debole luce testimonia la sua presenza.
L’aurora… l’aurora!
Tutti di corsa a far ressa sulle piccole finestre per sincerarsi e poi via fuori, imbacuccati fino agli occhi, lasciati liberi per carpire ogni lampo di colore.
Dapprima un flebile arco frangiato di luce verde, poi nastri repentini si separano e si innalzano verso lo zenith. Cerchiamo un luogo più buio, dove i giochi di luce risaltino maggiormente sul fondo nero del cielo. I nastri di luce si susseguono contorti, si avviluppano in spire armoniose e iniziano a occupare per metà il cielo verso nord. Ci fermiamo vicino a un laghetto ghiacciato tra scheletri di betulle, radunate in filari a formare un boschetto, improbabile agognato riparo dal vento impetuoso! Siamo pronti per immortalare lo stupefacente spettacolo con le nostre fotocamere: spire vorticose di un verde sempre più intenso si restringono e si amplificano, come fisarmoniche in un concerto all’unisono, precipitandosi verso sud-ovest. Il nero si illumina e si oscura di guizzi circonvoluti, di strisce sottili come lame che tagliano l’oscurità, di bozzoli frangiati che esplodono in improbabili farfalle di luce. Il vento gelido attanaglia le mani e ferisce il volto… si batte in ritirata. Impossibile restare ancora fuori a -20° e con il vento a 50km/h. Abbandoniamo a malincuore il teatro celeste con la speranza di incontrarlo anche domani sera.
Kirkjubæjarklaustur
Un piccolo hotel appiattito nel nulla, ai piedi del ghiacciaio. Cielo limpido, Sole al massimo dell’attività con l’apertura di una nuova grande macchia. Le previsioni sono favorevoli per un nuovo spettacolo, reggerà il volubile tempo islandese?
Appena arriva il crepuscolo, siamo già pronti: chi sul terrazzo verso nord, chi sull’ampio campo lavico che si apre sul retro verso sud, dove campeggiano vivide le stelle del grande cacciatore Orione con i suoi cani. Venere spicca a sud-ovest prossima al tramonto. L’aurora appare all’improvviso sotto Cassiopea a nord, si allunga serpeggiando fino a sud e inizia il suo balletto tortuoso con giochi di luce che illuminano la notte di bagliori verde smeraldo, che sfumano in striature rossastre. E poi di nuovo il verde, questa volta ancora più brillante, incupito da fasci violetti, che danzano in verticale e si perdono di nuovo nella luce verde smeraldo. E ancora cornucopie che si avvolgono su se stesse in giochi di colore dal rosso al violetto. Rimango a guardare l’incredibile danza, rapita: nessuna foto, nessuna parola potrà mai esprimere l’emozione di fronte a quello spettacolo durato ore… 3 – 4, quante? Non so…