Il Messaggero, 8 novembre 2022 – Bollette di luce, acqua e gas per un valore di circa 11 milioni di euro all’anno. Che chi usufruisce di questi servizi non paga, ma che finiscono a carico della collettività. È questo uno degli effetti e delle controindicazioni delle troppe occupazioni abusive a Roma, dove sale il numero di chi, per la luce, si attacca alla centralina dell’elettricità, perché allacciandosi al contatore del vicino si rischia di essere scoperti più facilmente. Mentre per il metano, la pratica più comune (e chiaramente illegale) è quella di fare un bypass sulla conduttura che alimenta il riscaldamento condominiale.
A Roma nessuno sa con precisione quanti sono gli appartamenti occupati: il Comune ha fermo al 2015 il censimento sul suo patrimonio abitativo. L’unico dato certo è che nel 2020 nella Capitale si sono avute 13 mila domande di sanatoria – diecimila per le case dell’Ater e tremila per quelle comunali – da parte di altrettanti inquilini abusivi, seguendo quanto predispone la normativa regionale. Manca, quindi, l’impatto del fenomeno sul versante privato. Ma si può quantificare in circa 11 milioni di euro il costo dell’energia rubata.
«Si arriva a questa stima moltiplicando il numero degli appartamenti occupati per i consumi medi di una famiglia di 2 persone stimati da Arera, l’autorità del settore – spiega Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia – È un calcolo molto cauto, e non soltanto perché non considera il boom dei prezzi delle materie prime dopo il conflitto russo-ucraino, ma è indicativa di quali danni creano alla collettività le occupazioni».
Negli anni scorsi «scoprimmo che per garantire luce, acqua e gas agli occupanti di uno stabile di Cotral in via dei Telegrafisti si perdevano 96 mila euro all’anno – ricorda Fabrizio Santori, capogruppo della Lega in assemblea capitolina – Ma quello delle utenze è soltanto una delle voci a carico della collettività: sempre nel recente passato abbiamo stimato che ogni stabile occupato, tra raccolta della spazzatura, manutenzione e mancati affitti, comporta spese per circa 230 mila euro all’anno. Che non paga chi dovrebbe».
Appunto, ma chi paga? Questo monte di morosità di circa 11 milioni viene ripartito, e non in parti uguali, tra le società di distribuzione di acqua luce e gas, gli enti locali (se sono titolari degli immobili) e i legittimi proprietari quando parliamo di appartamenti o edifici privati. Tutto sta nel capire dove avviene fisicamente l’allaccio abusivo. «Quando ci sono allacci abusivi, noi segnaliamo subito il caso alle forze dell’ordine e non solo perché si profila un chiaro reato di furto – racconta un manager di un importante utility – Dobbiamo muoverci con la forza pubblica per evitare che i nostri operai una volta sul posto vengano aggrediti».
Non meno surreale quando è accaduto ad alcuni proprietari privati, che alla scadenza dei contratti di locazione si sono trovati ad avere che fare con inquilini che hanno deciso di non lasciare gli appartamenti. «Il locatore chiede di interrompere l’erogazione delle utenze e lo ottiene – spiega l’avvocato Claudia Barina, del Foro di Roma – Ma il conduttore infedele e moroso, magari giustificandosi con la presenza in casa di un minore e di un anziano malato, si rivolge all’autorità giudiziaria. E in molti casi i giudici gli hanno dato ragione perché il riscaldamento e l’acqua corrente sono beni essenziali, imponendo il riallaccio al proprietario. Che è a questo punto è costretto a pagare».
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