Di Maria Maggiore, Leila Minano, Manuel Rico
Investigate Europe, ripreso da ilfattoquotidiano.it, 17 giugno 2024 – «Una volta siamo stati chiamati di corsa: erano stati avvistati dei droni fuori dalla finestra del Chmp, per filmare in diretta i risultati del Comitato». A parlare è Guido Rasi fino al 2020 direttore esecutivo di Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco.
Il Chmp è il Comitato per i medicinali per uso umano, formato dai rappresentanti degli Stati membri. Vale a dire la scatola nera di Ema, che decide vita e morte di un farmaco in Europa.
Con il suo arrivo, nel 2011, Rasi doveva risollevare le sorti dell’Agenzia dopo due scandali: il coinvolgimento di Eric Abadie, presidente del Chmp, nella vicenda francese del farmaco Mediator che ha causato la morte di migliaia di persone.
E subito prima il caso di Thomas Lönngren, lo svedese che aveva creato una propria società di consulenza farmaceutica, una volta lasciata la direzione del Chmp.
«Ho cercato di mettere in atto maggiore trasparenza e controlli. Ma è difficile controllare 4.000 esperti in tutta Europa. Certo si può fare di più», spiega Rasi.
“Investigate Europe” ha scoperto che alla fine del 2019 un altro svedese, presidente del Comitato di esperti dell’Ema, ha fondato una propria società di consulenza per l’industria farmaceutica, solo tre mesi dopo aver lasciato il suo incarico. Tomas Salmonson, farmacologo, è stato presidente del Chmp per sei anni fino a settembre 2018. Tre mesi dopo ha aperto la società di consulenza Consilium Sweden AB con l’amico Robert Hemmings, uno statistico britannico, ex membro del Chmp e presidente di un comitato di consulenza scientifica presso l’Ema.
Rasi non prende bene la notizia dei due ex esperti ora consulenti. Scopre che i due «hanno cercato di contattare gli esperti nei corridoi degli hotel dove risiedono gli ex colleghi». «In una riunione del Chmp avevo detto di essere pronto a fare qualsiasi cosa per fermarli, compreso il deferimento all’Ufficio europeo antifrode».
Gli affari dei due sono andati a gonfie vele. L’azienda svedese di Salmonson ha accumulato un utile netto di oltre 4,4 milioni di euro dall’inizio della sua attività. La società di Hemmings ha dichiarato utili non distribuiti per 1,8 milioni, a partire da marzo 2023. Nel 2021 Salmonson è entrato a far parte del comitato consultivo scientifico di Winhealth, un’azienda cinese tra i cui partner figurano Roche, Pfizer e Daiichi Sankyo.
Sia Salmonson che Hemmings hanno negato qualsiasi conflitto di interessi. Ma Salmonson ha ammesso di aver lavorato dopo per aziende per le quali il Chmp ha espresso pareri (positivi e negativi) quando era presidente. «Abbiamo cercato di non avere contatti con i membri del Chmp», ha spiegato. «Ma non ci siamo riusciti: alcune volte li abbiamo accidentalmente incontrati nell’atrio».
Tutto questo però non è illegale dentro Ema. Solo per lo staff esiste il divieto, una volta usciti dall’Agenzia, di lavorare per i successivi due anni per le case farmaceutiche. Gli esperti nazionali sono invece soggetti alle regole delle loro agenzie.
Il punto è che Ema è culturalmente e finanziariamente legata all’industria che deve controllare: 21 aziende le finanziano il 50% del budget, Novartis è in testa con 20 milioni versati nel 2022, le altre Big pharma a seguire.
Yannis Natsis è stato nel board dell’Agenzia per due anni e mezzo, rappresentando gli istituti sanitari nazionali: «L’Ema ha una lunga tradizione di collaborazione con le aziende che deve regolamentare, per molti anni le case farmaceutiche sono state i suoi unici interlocutori, le considera dei partner».
I giudici europei quando riescono sanzionano l’Agenzia. Lo scorso 14 marzo, l’Ema è stata condannata per conflitto di interessi in una causa contro la francese D&A Pharma che aveva scoperto come due esperti del team scientifico che analizzava il suo farmaco contro la dipendenza da alcol, Hopveus, erano al tempo stesso impiegati da un concorrente.
Caso simile alla spagnola Pharma Mar: dopo la bocciatura di Ema del suo farmaco contro il mieloma multiplo, ha scoperto che uno degli esaminatori lavorava per un concorrente.
Ma ora, dopo aver vinto la prima causa nel 2020, Germania, Estonia e Paesi Bassi hanno presentato appello, vincendolo. Il caso ora è arrivato alla Corte di Giustizia Ue. «È difficile non cadere nella teoria della cospirazione, quando si vede come i grandi laboratori siano protetti dagli Stati», dice una fonte di Pharma Mar.
Investigate Europe