Grand Canyon (ascolta la POESIA con la voce dell’autore)

Ascolta la poesia con la voce di Giorgio Bongiorno

“Gutta cavat lapidem non vi sed saepe cadendo”
(proverbio latino)


Scavano antiche rocce
Queste acque limpide e superbe
Spumeggia il gorgoglìo di millenni
Veloce
Verso la piana
Qualche raggio di sole
Rincorre le tenebre del tramonto
Il fischio del vento si smorza
Nell’eco di vecchi canti indigeni
Quasi una continua
Insistente preghiera
Nessuno risponde
Dagli antri profondi
E dalle alte pareti a picco
Sul letto
Del grande fiume
Solo un lungo
Interminabile
Rumoroso silenzio
A testimoniare lo scorrere del tempo
Resto attonito
Di questo angolo di pianeta
Antico quadro di un abisso
Pochi uomini a cavallo
Presidiano il confine geografico
Disegnato dal fiume
Si sente il riverbero
Di un’incredibile chiarezza
Un’invocazione
Un breve lamento
Non vorrei andarmene da questo eremo
Della storia del mondo
Che resta qui
Addossato alle pareti ripide della gola
Insieme alle pene
Alle attese
Alle angosce
Della malinconia che vorrei lasciare in queste
acque
Un lieve rullio di tamburi si insinua fra le volte
erose nei secoli
E accompagna con il suono
Quasi di una preghiera incisa
Un canto
Fra le pareti scoscese
Le ultime ombre
Del sentiero del ritorno

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