“Beware the Ides of March”, “Attento alle idi di Marzo”. Così l’indovino shakesperiano mette in guardia Giulio Cesare in quello che si rivelò il suo imminente assassinio, avvenuto il 15 marzo del 44 a.C.
La morte della libertà mondiale è avvenuta quattro anni fa, più o meno nello stesso periodo, quando da tutti i livelli dei governi internazionali uscì l’ordine di chiudere tutti i luoghi di riunione sociale. Interni ed esterni. Non era una legge e nessuno l’aveva mai votata. Apparentemente dal nulla, burocrati della sanità pubblica, persone che il pubblico aveva in gran parte ignorato, si unirono per ordinare a sindaci, governatori e presidenti di abolire la libertà per affrontare un virus respiratorio.
Sono passati quattro anni. Ci riesce difficile immaginare che non si sia trattato di un brutto sogno. Anche i ricordi stessi hanno l’aspetto delle vecchie illustrazioni che decoravano le copertine della “Domenica del Corriere” nella prima metà del secolo scorso.
La Storia ci dirà se si sia trattato di un drammatico episodio inevitabile o di una pericolosa deriva totalitaria. Negli anni cinquanta il maccartismo statunitense venne stigmatizzato, giustamente, dal progressismo internazionale. Lo stesso progressismo, a distanza di settanta anni, ha accettato caldamente le imposizioni totalitarie di Fauci e co.
Niente più destra, niente più sinistra, niente più centro. Solo un grande disorientamento
Quanto purtroppo è vero: si è entrati in un mondo dove non si portano più avanti ideali e ideologie legate ad un pensiero filosofico, politico e sociale. Esiste un solo pensiero che viene imposto a livello mondiale e dal quale chiunque cerchi di discostarsi viene catalogato come nemico del bene comune, della società e quindi da relegare in modo che non possa nuocere