Terza lezione: La nostra etica personale – 9 febbraio 2024

Premetto, sinteticamente, che per etica intendo la disciplina filosofica che distingue, sul piano ontologico, ossia della conoscenza dell’oggetto in sé, tra il valore morale e il disvalore immorale, concretamente tra il bene e il male, tra il buono e il cattivo, tra il giusto e l’ingiusto, tra il vero e il falso, tra il bello e il brutto.

Conseguentemente, l’etica definisce il comportamento umano conformemente alla legge morale concepita come il sodalizio armonioso tra la legge naturale e la legge umana; tra i valori morali che sono intrinsecamente propri e le norme giuridiche acquisite che, complessivamente, sono le fondamenta della nostra civiltà.

Così come, sul piano della conoscenza, la verità pur sostanziandosi della realtà oggettiva, assoluta e universale, si veste dell’umanità di chi traduce la verità teorica in fatto concreto, calandosi nella specificità di un vissuto che è soggettivo, relativo e contingente; ugualmente sul piano dell’etica che disciplina il valore umano e del comportamento umano conforme alla morale naturale, la contestualizzazione spazio-temporale che trasforma la verità astratta in fatto concreto, comporta la compenetrazione tra la realtà individuale e quella sociale, tra la natura e la cultura.

L’adesione alla Proposta e la lealtà al Fondatore e Padre della Casa della Civiltà

La catastrofe epocale della cosiddetta “Rivoluzione socio-culturale del Sessantotto” (1968-1977), contestando le fondamenta e la legalità della vita, della famiglia naturale, dell’educazione, dello Stato e dell’organizzazione del Mondo, scardinò l’istituzione della “autorità” e fece crollare il principio della “verità”.

Il Sessantotto fu la trasposizione in ambito laico della svolta relativista, sul piano religioso, della Chiesa cattolica con il Concilio Vaticano Secondo (1962 – 1965), promosso da Giovanni XXIII, il “Papa buono” che, ugualmente, fece venire meno la centralità della “autorità” e l’assolutezza della “verità”, scardinando la tradizione liturgica (con la messa celebrata in lingua volgare e non più in latino, con il sacerdote che dà le spalle al tabernacolo che custodisce il Santissimo Sacramento), e facendo crollare la certezza del primato della fede in Gesù (in particolare con la legittimazione dell’islam nella Dichiarazione “Nostra Aetate”, completata nel 1965 e sottoscritta da Paolo VI).

Il Concilio Vaticano II e il Sessantotto s’ispirano alla volontà di assecondare l’orientamento spirituale e culturale delle masse, finendo per accreditare la supremazia dell’ideologia del relativismo spirituale, valoriale, culturale e comportamentale.
Ed è così che siamo ormai una società in cui da tre generazioni si cresce con la sola cultura dei diritti e delle libertà, ignorando la cultura dei doveri, delle regole, della responsabilità e del sacrificio.
La conseguenza è che siamo diventati una civiltà decaduta, un popolo condannato all’estinzione, uno Stato collassato.

Così come la rinascita dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente nel 476, fu reso possibile grazie al riconoscimento dell’autorità di San Benedetto da Norcia (480 – 547) e all’adesione alla verità della sua “Regola”, trasposti nell’attività spirituale, sociale e culturale dei monasteri benedettini; ebbene, noi oggi potremo rinascere solo ripristinando l’istituzione della “autorità”, il principio della “verità”, condividendo una scelta esistenziale finalizzata a realizzare concretamente una migliore qualità di vita.
La Comunità “Casa della Civiltà” opera per essere il riferimento degli italiani che convergono su questi valori, queste idee e questa proposta.

“Abate”, ha origine dall’aramaico “abba”, che significa “padre”, traslitterato nel greco “abbás” e nel latino “abbas-atis”.
Nei monasteri benedettini l’abate è il superiore di un’abbazia o di un monastero, eletto da tutti i monaci, dirige tutta la vita materiale e spirituale dei monaci, conformandosi alla “Regola” di San Benedetto da Norcia (480 – 547), Fondatore e Padre della Comunità e dell’Ordine dei Benedettini.

La Casa della Civiltà si ispira laicamente sul piano ideale e valoriale alla realtà dei monasteri benedettini che a partire dal Sesto secolo, dopo il crollo nel 476 dell’Impero Romano d’Occidente, che rappresentava la macro-dimensione del mondo globalizzato della sua epoca, si costituirono in micro-cosmi al cui interno si diede vita a una nuova spiritualità cristiana codificata dalla «Regola» di San Benedetto e sintetizzata nel motto «Ora et Labora», coniugando la preghiera con il lavoro pratico finalizzato a rendere le comunità dei monaci autonome ed autosufficienti nelle necessità alimentari e materiali; a un nuovo modello di sviluppo considerato come l’antesignano della moderna organizzazione aziendale; a un nuovo modello politico a cui si ispirò anche la Repubblica di Venezia (697-1797), paragonabile a una monarchia costituzionale; a un nuovo modello di difesa testimoniato dalla costruzione dei monasteri alla stregua di roccaforti con alte mura, posizionati sui punti alti del territorio dove sorgevano i presidi delle legioni romane, per potersi difendere dalle efferatezze dei barbari invasori.

Grazie a questi microcosmi promotori di un nuovo modello di spiritualità, di sviluppo economico, di modello politico e di sistema di difesa, e dopo la loro diffusione ovunque in un’Europa che adottò la “Regola” di San Benedetto come propria Costituzione, si affermò la nuova civiltà cristiana che ebbe la sua istituzionalizzazione nella proclamazione del “Sacro Romano Impero” con Carlo Magno nell’800, incoronato da Papa Leone III nella Basilica di San Pietro a Roma, affermandosi come Fondatore e Padre dell’Europa.

Grazie alla nuova civiltà cristiana, l’unica al Mondo che sancisce la sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra le persone, la libertà di scelta individuale, l’Europa ha potuto beneficiare per oltre 1500 anni di una civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, che ha recepito l’eredità della filosofia greca e del diritto romano, ha fatto propri la cultura umanistica del Rinascimento e l’amore per la Patria del Risorgimento.

San Benedetto realizzò il miracolo di colmare il vuoto provocato dalla dissoluzione della macro-dimensione del Mondo globalizzato dell’Impero Romano d’Occidente, grazie all’adesione dei monaci a una proposta di vita qualitativamente migliore, emulando la sua testimonianza di vita ispirata alla fede in Gesù; conformandosi alla sua “Regola” e confidando totalmente nella guida dell’abate; al radicamento sul territorio della micro-dimensione delle Comunità localistiche dei monasteri; al successo politico nell’affermazione della nuova Europa cristiana.

Noi, aderenti alla Casa della Civiltà, coltiviamo l’ambizione di dare un contributo significativo per colmare il vuoto che inevitabilmente si verificherà dal collasso dell’attuale sistema di potere globalizzato, forgiato dal sedicente “Nuovo Ordine Mondiale”, che rappresenta la macro-dimensione intrinsecamente disumana.

La Casa della Civiltà è la micro-dimensione, di cui sono il Fondatore, che sta costruendo la sua base di Protagonisti, che condividano i valori, le idee e la proposta per realizzare il miracolo della rinascita della nostra civiltà decaduta, della salvezza del popolo italiano dall’estinzione demografica, del riscatto dell’Italia come Patria indipendente e sovrana.

La sincera adesione alla Proposta della Casa della Civiltà, la fiducia e la lealtà nei confronti del Fondatore della Casa della Civiltà, sono la condizione per il successo di un processo che potrà sfociare nella realizzazione del miracolo che solo il Signore potrà compiere. È con questo spirito che io assumo l’onore e l’onere di concepirmi come il “Padre della Casa della Civiltà”, ispirandomi all’esempio di San Benedetto e di Carlo Magno.

I problemi non sono il male, lo è la paura di risolverli

I problemi sono parte integrante della nostra quotidianità. Ogni giorno siamo chiamati a risolvere uno o più problemi.
La saggezza consiste nel concepire la presenza dei problemi come un fatto ordinario e nell’acquisire la capacità di affrontarli con uno spirito propositivo e con una finalità costruttiva a dispetto di tutto e di tutti.
Non abbiamo alternative se vogliamo procedere avanti a testa alta e con la schiena dritta. Dobbiamo escludere ed eventualmente superare il comportamento di chi si sottomette alla paura se non al terrore che incutono i problemi, a prescindere che siano causati dalla salute fisica, mentale o spirituale, dalle relazioni sociali, dai legami affettivi, dalle condizioni economiche, dalla realtà politica nazionale o internazionale.

I problemi ci appartengono così come i virus e i batteri. Non sono un male, bensì una entità connaturata alla nostra esistenza. Di conseguenza, anche se può apparire paradossale, sono un bene. Così come non potremmo sopravvivere senza i virus e i batteri, ugualmente i problemi, pur essendo percepiti come un male, sono al tempo stesso un bene, sono necessari se non indispensabili per sopravvivere.

I problemi ci obbligano a scoprire dentro di noi le risorse necessarie per risolverli. Grazie alla soluzione dei problemi noi ci fortifichiamo, miglioriamo e ci arricchiamo in tutti i sensi. Così come il bambino impara a camminare dopo essere ripetutamente caduto, aver piagnucolato ed essersi rialzato avvolto dalle coccole amorevoli dei genitori, ugualmente noi impariamo a risolvere i problemi commettendo degli errori, correggendoci prestando ascolto a chi ha più esperienza, procedendo sulla retta via.
I problemi non sono di per sé il male, il male è invece la nostra paura di risolverli, è la nostra rassegnazione alla sconfitta prima ancora di combattere, in definitiva il male è la nostra paura di affrontare e di vincere la sfida della vita.

La nostra missione è la nostra salvezza

Più passa il tempo e più mi convinco che solo la fede nella nostra missione può farci star meglio non solo psicologicamente ma anche fisicamente, dare un senso compiuto alla nostra esistenza trascendendo il nostro naturale e doveroso impegno impregnato d’amore, per conseguire il nostro sano e legittimo bene proprio e il bene dei nostri figli e nipoti.

Solo la presenza di un orizzonte tangibile, che corrisponda a una prospettiva di vita qualitativamente migliore, che si traduca nel perseguimento, giorno dopo giorno, di una proposta sostanziata dalla formazione culturale, dalla mobilitazione civile e dall’azione politica costruttiva, potrà elevarci a protagonisti e testimoni di un’esistenza degna di essere vissuta, culminando nella realizzazione di tutto ciò che ci sentiamo dentro, per essere pienamente noi stessi dentro casa nostra.

L’obiettivo sul piano personale è di elevarci dalla condizione di «gregari», coloro che seguono ciecamente e applaudono incondizionatamente il leader coltivando l’illusione che il leader risolverà da solo tutti i nostri problemi, alla condizione di «protagonisti», coloro che si rimboccano le maniche e condividono in prima persona l’impegno per il successo della comune missione civile e etica.

Dobbiamo essere capaci di passare dalla mistificazione della realtà alla certezza della verità, dalla denuncia alla proposta, dalle parole ai fatti. I fatti saranno prossimamente la mobilitazione civile che ci consentirà di diffondere ed aggregare il maggior numero possibile di italiani per il successo della comune missione. E successivamente l’azione politica costruttiva per rifondare l’Italia, confidando nel miracolo che solo il Signore potrà compiere.

Dobbiamo avere uno spirito positivo, un pensiero propositivo e un’azione costruttiva, salvaguardare la salute e la serenità come le fondamenta solide e che non devono essere intaccate da niente e da nessuno; concepire la vita come una missione il cui orizzonte si eleva dalla contingenza della quotidianità alla trascendenza dell’eternità, da cui traiamo la linfa vitale per custodire una fede solida che sostanzia la certezza di chi siamo e del traguardo da conseguire, da perseguire giorno dopo giorno con la consapevolezza, il coraggio e la determinazione che ci trasformano in autentici protagonisti della nostra vita, in grado di forgiare il nostro destino e di dare un senso compiuto alla nostra esistenza.

Mai come oggi suonano profetiche le parole che sostanziano l’eredità spirituale di Paolo Borsellino: «È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola».

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Verità e libertà che ritroviamo nel passo del Vangelo di Giovanni che recita «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (8, 32). Un binomio indissolubile perché per pervenire alla verità dobbiamo essere spiriti liberi e perché la libertà priva della verità sarebbe velleitaria e fugace.
Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Lunedì 19 febbraio 2024

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