Donald Trump potrebbe essere costretto a rinunciare alla corsa alla Casa Bianca, a seguito della sentenza della Corte Suprema, prevista per l’8 febbraio, riguardo l’esclusione, già avvenuta, di Trump, dalle Primarie Repubblicane in Colorado e in Maine. Questa sentenza potrebbe essere estensiva, riguardo future decisioni dello stesso Trump, decise da altri Stati. Se la Corte accettasse di confermare la decisione della Corte Suprema del Colorado e del Maine, Trump perderebbe i delegati assegnati da questi due Stati, e lo stesso potrebbe avvenire con decisioni analoghe da parte delle Corti Supreme di altri Stati, col risultato che potrebbe non avrebbe i delegati necessari per poter essere eletto alla Convention Repubblicana del prossimo 15 luglio in Wisconsin.
A questo punto, l’unica candidata rimasta in corsa sarebbe Nikky Haley, che avrebbe lo scomodo compito di accettare una nomination avvenuta per esclusione del suo avversario più forte e maggiormente voluto dagli elettori. Se Nikky Haley, così come ha fatto De Santis, rinunciasse alla corsa, allora l’unico organismo competente per decidere di una nomination per la Casa Bianca sarebbe il RNC (Republican National Committee), il quale potrebbe, così come è avvenuto per la nomina dello Speaker of the House, con la nomina di un candidato “outsider”, Mike Johnson, nominato dopo la rinuncia dei precedenti candidati Steve Scalise, Jim Jordan e Tom Emmer, nominare un candidato a sorpresa.
La stessa cosa potrebbe accadere sul Fronte Democratico, dove, secondo quello che scrive il New York Post, Biden potrebbe, nei prossimi mesi, rinunciare alla corsa alla Casa Bianca e, se questo accadesse, lo seguirebbero a ruota anche i suoi attuali sfidanti, Dean Phillips e Marianne Williamson, considerati da tutti di poco spessore per un incarico come questo.
A quel punto, la “Democratic National Convention” del prossimo 19 agosto 2024, potrebbe nominare un candidato che, secondo il New York Post, potrebbe essere Michelle Obama.
In conseguenza di ciò, se questo scenario dovesse verificarsi, si andrebbe ad una elezione del prossimo 5 novembre con due sfidanti a sorpresa, del tutto diversi rispetto a chi si sta sfidando in questi giorni nelle primarie.
Due fronti si stanno combattendo nel mondo attuale: coloro che vogliono un Nuovo Ordine Mondiale Unipolare, a guida anglo-atlantica, con, all’interno della propria agenda, temi quali il transumanesimo, teoria gender, ambientalismo, fra gli altri, e coloro, invece, che vogliono un Nuovo Ordine Mondiale Multipolare, a guida, probabilmente, della Cina, con attori importanti Stati come la Russia, Arabia Saudita, l’India e il Brasile, riuniti, attualmente, nell’Alleanza BRICS.
Questa nuova risistemazione del Mondo includerebbe una vera e propria rivoluzione dal punto di vista sociale, economico, tecnologico, e religioso. Gli attuali conflitti in Ucraina e Israele rientrano nella logica di questo scontro. Naturalmente, chi diventerà Presidente degli Stati Uniti nei prossimi 4 anni, avrà un ruolo cruciale in tutto questo.
In tutto questo, alla luce di quello che sta accadendo, in queste ore, al confine fa Texas e Messico, con il governatore Greg Abbott che ha attivato l’articolo 1 sezione 10 comma 3 della Costituzione degli Stati Uniti, che prevede, in caso di invasione e di pericolo per il proprio Stato, l’entrata in guerra, inviando truppe della Guardia Nazionale al confine con il Messico, per scongiurare quella che è ormai diventata una vera e propria invasione di immigrati illegali nello Stato, ci domandiamo qual è il ruolo di Nikky Haley la quale, subito dopo il voto in New Hampshire, ha dichiarato di non volersi ritirare dalla competizione, sottolineando che il “New Hampshire non è l’ultimo Stato della Nazione, ma il primo.”
Nikky Haley, unica candidata Repubblicana rimasta in corsa per sfidare Trump per la Casa Bianca, è figlia di immigrati indiani sikh. Già Governatrice della South Carolina e Ambasciatrice USA alle Nazioni Unite, durante la Presidenza Trump, è stata anche, in più di una occasione, critica verso l’attuale front-runner del Partito Repubblicano, appoggiando, nelle primarie del 2016, Ted Cruz e Marco Rubio, esponenti del Tea Party, l’ala, potremmo dire, più oltranzista della destra americana. Durante il suo mandato come Ambasciatrice USA all’ONU si è distinta per il suo appoggio a Israele e la sua avversione verso l’Iran, anche se ha osteggiato la proposta di Trump di proibire ai fedeli musulmani l’ingresso negli Stati Uniti.
Quanto c’è di vero e di propaganda, in queste posizioni, è difficile dirlo. Notiamo che precedenti candidati Repubblicani, come Ron De Santis, apparentemente ostili a Trump fino a poco tempo fa, hanno immediatamente fatto marcia indietro e cambiato posizione.
Il caos sembra regnare sovrano, ma, essendo la posta in gioco elevatissima (il futuro degli equilibri mondiali) ed essendoci, ne siamo certi, forze occulte che spingono vero una soluzione piuttosto che l’altra, la sorte degli Stati Uniti e, di riflesso, del Mondo intero, potrebbe essere segnata da quello che deciderà questa donna della South Carolina che parla in modo semplice ma che va dritto al cuore di molte persone. Ancora una volta, e nonostante tutto, l’America è ancora il luogo in cui una persona qualunque, figlia di immigrati e proveniente da una classe sociale non elevata, può diventare Presidente degli Stati Uniti.
Spero vivamente che le elezioni non vengano viziate da qualche sentenza probabilmente anche pilotata da qualche padrone