LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “La neve e il genetliaco”

Arriva copiosa

Ogni anno la neve d’argento con il mio genetliaco

Scendono adagio morbide

Pagliuzze svolazzanti di rugiada

Vortici di scintille celesti

A imbiancare la collina

E ammantare di silenzio

Nella chiara nebbia del cielo

Il disegno dei filari spogli

Qualche ramo incoronato di diamante

Intorno ai dossi dell’aratura

E i soffi della sottile brezza

Sul manto lucente della campagna

Ricorda

L’orologio del tempo

Quel tardo autunno

A fianco del grande fiume della pianura

Vicino alla pigra ansa ovattata

Evoca garruli

Insistenti vagiti

Messaggeri primordiali della vita

Suscita antichi

Clamori di una meraviglia annunciata

Sguardi ricolmi di speranza

Esordio divino del ripetersi di un mistero

Deboli costruzioni di pensieri vivaci

Segno solenne della vagabonda vaghezza dell’anima

Oggi osservo questi fiocchi leggeri

E ritorno a quella

Disinvolta

Giovane baldanza

Ai canti degli spalatori

A quegli inverni lontani nella memoria

E a quella gaiezza umile

Povero monile di semplici esistenze

Che riempiva l’aria

Rarefatta

Di quelle lunghe giornate

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