C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed
è il cielo, c’è uno spettacolo più grandioso del
cielo, ed è l’interno di un’anima.
(Victor Hugo)
Quando si tocca l’anima
È la melodia di archi
Quasi un lamento
Una tenue invocazione
È un mondo di luci lontane
Luminarie celate
Oltre i monti di casa
Dopo la linea del cielo
Danzano i folletti della notte
Un corpo da amare
Schiamazza solo
Sulla circonvallazione affumicata
Della periferia di una metropoli lunare
Ancora calda
Del sangue di siringhe
Luccicanti e tragiche testimoni
Dimenticate negli angoli del dolore
E della passione artificiale
Ricami di edifici chiusi
Soffocati
Da rampe di scale senza fine
Distesa di materassi gelidi
Nascosti in grandi saloni
Porte serrate da
Blocchi di cemento grigio
Oltre i profili bui
Di destini incrociati
Negli angoli di discariche
Dell’universo celeste
Quando si tocca l’anima
È un triste sapore di corpi raggrinziti
Abbandonati sui marciapiedi
Sudore freddo di fiumi
Che corrono avidi
Fino a pianure desolate
verso il mare
Quando si tocca l’anima
Piange la schiera
Di vittime indifese
Straziate e nude
Segnate da secoli di pene
In prigioni gelide di fogna
Un uomo dentro
Piange sempre
Correndo a perdifiato nel labirinto della vita
Verso l’inferno divino
Una volta stanco guardando il sole
Scorsi un angelo dorato
Con le mani grondanti di un liquido bianco
Quasi profumato
Indicare lontano
Dopo la linea del cielo
Una traccia di fuoco nella galassia
Gli angeli sono diversi
Non mi ricordo di aver visto i suoi occhi
Forse nemmeno li aveva
Non mi ricordo i suoi tratti
Non lo riconoscerei
Ma ancora adesso mi abbaglia quella luce
Calda
Tenace
Tenera e diffusa
Come follia universale
Indistinta
Dietro gli alberi del tramonto
Quando si tocca l’anima
Suona una melodia antica di
Corde mai sfiorate
Spartiti pieni di speranza
Gioie e pene insieme
Come schiume della risacca
Sferzanti
Scogli aspri e violenti
Di una riva senza fine
Nella tempesta
Una nota sottile si insinua in tutto quel
fragore
Come un sussurro
Quasi un breve lamento
Poi
Nella notte tutto scompare
Fino all’incanto misterioso
Dei colori dell’alba e
Della rugiada nei prati del mattino
Quando si tocca l’anima
È come riscaldare un risveglio gioioso
Con un raggio di speranza
Pare essere la fine di un sogno
E l’inizio di una nuova vita
Fragile danza di sentimenti
Cantilena di una litania del perdono
Insistente come l’onda
Ostinata e continua
Sugli scogli umidi del molo
Dio mio, spiegami amore come si fa ad amare
la carne senza baciarne l’anima.
(Alda Merini)
Noi che abbiamo l’anima
moriremo più spesso.
(Emily Dickinson)
Foto di copertina: Robinson Tuon, “Violino”
Il sentimento che fa vibrare l’anima, nella spiritualità di Giorgio Bongiorno, lo tocchiamo con mano nella fragilità esistenziale degli emarginati e i disperati, persone anonime prive di identità e spogliate della loro umanità. Ma la manifestazione sublime dell’anima coincide con l’ineguagliabile fascino del Creato, il capolavoro della natura, il cui mistero può essere penetrato e colto, senza tuttavia svelarlo, solo dalla sensibilità trascendente del Poeta. Grazie Giorgio per farci sognare e soprattutto amare. Magdi Cristiano Allam
E’ così Magdi. Uno stimolo etico e sociale per avvicinare il sacro mistero dell’anima alla nostra consuetudine purtroppo distratta dal quotidiano torpore incatenato alla materia e dall’irriverenza dell’oblio. Qualcuno dei grandi interpreti dello spirito affermò: “La divinità si rappresenta attraverso la creazione e la creazione porta inequivocabilmente a Dio” . “Dio ha creato tutto non per accrescere la sua gloria ma per manifestarla e comunicarla” è una citazione dell’Opus Dei . Questa è la chiave con cui sveliamo a noi stessi e ai nostri lettori il prezioso mistero della vita e le priorità morali ad esso connesse. La creazione é il modo in cui Dio si manifesta e comunica con l’umanità. Il nostro compito è di osservare la realtà e confermare la nostra fede. Grazie Magdi della tua attenta e fedele nonché benevola interpretazione del mio stimolo.