Sin dagli albori della rivoluzione industriale, i futuristi hanno promesso un’imminente era del tempo libero. Un paradiso di comfort in cui le macchine avrebbero svolto tutto il lavoro. Lo promise René Descartes nel 1637, John Maynard Keynes nel 1930, Alvin Toffler nel 1970. Quest’anno è toccato ad Elon Musk predire, questa volta con tono di avvertimento e non di celebrazione, l’imminente obsolescenza del lavoro umano per mano dell’intelligenza artificiale. Negli abissi dickensiani della prima rivoluzione industriale, le persone lavoravano di più, e non di meno, rispetto al Medioevo. Non è stata la tecnologia, ma il lavoro organizzato e i movimenti sociali associati a migliorare queste condizioni. Nemmeno l’elettrificazione e la tecnologia dell’informazione hanno mantenuto la promessa di eliminare il lavoro. Pochi mettevano in dubbio la possibilità di un tale fine. Meno ancora ne mettevano in dubbio l’opportunità. Ora, mentre entriamo nel mondo dell’intelligenza artificiale, potrebbe essere il momento di metterli in discussione entrambi.