Atmosfera cupa, strade deserte e negozi chiusi per la vigilia di Natale a Betlemme , la città della Cisgiordania occupata da Israele dove la tradizione cristiana dice che Gesù nacque in una stalla 2.000 anni fa. Situato tra macerie e filo spinato, un suggestivo presepe è stato collocato nella centrale piazza della Mangiatoia, non lontano da un albero gigante che nel periodo natalizio è tipicamente circondato da pellegrini in visita al luogo sacro.
“Se Gesù dovesse nascere oggi, sarebbe nato a Gaza sotto le macerie – ha affermato Munther Isaac, pastore della chiesa evangelica luterana di Natale a Betlemme – La mangiatoia tra le macerie è l’espressione della nostra realtà. Oggi il Natale è proprio quello che si vede in quella mangiatoia: un bambino sotto le macerie, case distrutte e famiglie sfollate”.
In tempi normali e più pacifici, le strade sarebbero state brulicanti di persone che si dirigevano verso la Chiesa della Natività, un sito protetto dal patrimonio mondiale dell’UNESCO. Molti avrebbero aspettato ore solo per dare un’occhiata al luogo. Oggi pochissime persone sono accorse per assistere ai rituali. Alcuni cristiani palestinesi hanno tenuto una veglia natalizia a lume di candela con inni e preghiere per la pace a Gaza, invece delle solite celebrazioni. Richard Tabash, il proprietario di un negozio che vende souvenir cristiani, ha raccontato che i suoi ultimi clienti sono arrivati il 6 ottobre, giorno prima dell’attacco di Hamas contro Israele che ha provocato 1.200 morti e il rapimento di circa 250 persone. Alcuni di questi ostaggi sono stati successivamente rilasciati nell’ambito di uno scambio di prigionieri, ma si ritiene che Hamas e il piccolo alleato militante della Jihad islamica, entrambi votati alla distruzione di Israele, detengano ancora almeno 100 persone.
SEGRE: “Natale con strade deserte e negozi chiusi mentre la guerra tra Israele e Hamas incombe su Betlemme”
1 commento su “SEGRE: “Natale con strade deserte e negozi chiusi mentre la guerra tra Israele e Hamas incombe su Betlemme””
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“Se Gesù dovesse nascere oggi sarebbe nato a Gaza sotto le macerie”, una dichiarazione peggiore non poteva farla, vergognoso anche il presepe tra le macerie col bambino che indossa la kefiah. Ma Gesù era un bambino ebreo, e se fosse nato nel kibbutz Be’eri? Nessun cenno ai fatti del 7 ottobre che sono stati la causa della reazione israeliana con l’assoluta e sacrosanta esigenza di cancellare Hamas che governa la striscia di Gaza col terrore che associare al nazismo è un complimento. Se Gesù era un neonato del kibbutz Be’eri il 7 ottobre l’avrebbero messo in un forno davanti alla sua mamma, o l’avrebbero decapitato. Israele purtroppo ha già perso un migliaio di giovani soldati, ventenni o poco più, proprio per NON bombardare indiscriminatamente e per minimizzare i danni ai “civili” (if any) gazawi. Quanti soldati della NATO hanno perso la vita bombardando Belgrado? A bombardare a tappeto Gaza Israele avrebbe ottenuto quello che voleva in poche ore e senza perdere un solo uomo, ma questo Israele non lo fa perché è l’unico stato al mondo che usa la coscienza dell’etica anche durante le guerre che è costretta a combattere, non provocate. Il Gesù bambino è nato nel kibbutz di Be’eri poco prima del 7 ottobre e aveva la kippah, dobbiamo ricordarlo tutti.