Lo sforzo globalista di controllare il movimento dei cittadini potrebbe guadagnare un’altra freccia nella sua faretra. Un rapporto di ottobre, pubblicato da The Future Laboratory, una società di consulenza che pretende di lanciare organizzazioni “a prova di futuro”, proposto che i passaporti del carbonio potrebbero essere utilizzati come uno strumento per arginare i viaggi aerei non necessari.
Viene suggerita l’idea di promuovere viaggi più “sostenibili” emettendo “passaporti del carbonio” come mezzo per tenere traccia dell’utilizzo personale di carbonio di un individuo. Secondo gli allarmisti climatici, l’impronta di carbonio media annua pro capite dovrà necessariamente scendere sotto le due tonnellate entro il 2050. In questo modo, l’umanità avrebbe qualche speranza di mantenere l’aumento della temperatura media globale entro 2°C o meno. Attualmente, si stima che l’impronta di carbonio annuale media degli americani sia di circa 16 tonnellate.
Questi passaporti del carbonio proposti assomigliano in modo sospetto ai passaporti vaccinali che molte nazioni hanno promosso durante la pandemia COVID-19. Passaporti vaccinali che sono parsi una prova per un insidioso sistema di tracciamento digitale. Il rischio è che si entri direttamente in una società a due livelli, proprio come con il Covid. E questa volta potrebbe andare peggio.