Riprendo l’incipit de “La Saggezza” di ieri (16/11/2023) di Magdi Cristiano Allam: “La nostra casa brucia ma ci dividiamo sulle colpe”, che ci preannuncia il suo sogno, lo chiamerei più un incubo, di un fuoco che divampa. Ed è vero, non uno, ma tanti sono i fuochi che stanno divampando… Gli equilibri sul nostro pianeta sono in estremo dinamismo in questi ultimi tempi.
Gli uomini, con i loro conflitti distribuiti lungo la fascia compresa tra i meridiani 35° e 45°, stanno producendo tonnellate e tonnellate di scorie estranee alla reale composizione dell’aria; queste entrano nell’atmosfera e si innestano nella bassa circolazione locale e in quella alta generale, le distribuiscono in tutto il globo e le portano a contatto con i polmoni umani. Pazienza, tanto prima o poi dobbiamo morire: repentinamente in un incidente o passati per le armi, lentamente per una qualche malattia degenerativa aggressiva e inesorabile.
Ma per il nostro pianeta questi eventi bellici sono un semplice solletico: essa è avvezza a eventi molto più vasti ed eclatanti, di cui non possiamo prevede quando si scateneranno. Come sempre accadrà all’improvviso, senza troppe comunicazioni! Ed è per questo che in Islanda hanno cercato di prevenire una catastrofe evacuando la cittadina di Grindavík, nella penisola di Reykjanes nel sud ovest dell’isola. L’Islanda è un’isola ancora in corso di formazione di origine vulcanica, posta sulla parte emergente della lunga dorsale medio-atlantica che separa la zolla continentale americana da quella euroasiatica. Durante questo suo lento spostamento di apertura ha incontrato un “Hot spot” (punto caldo), cioè un punto della superficie terrestre interessato da un’anomala risalita del magma mantellare. Si è venuta così a creare la sovrapposizione di due eventi geologici, che rende quest’isola solcata da vulcani lineari, tutti attivi e alcuni in perenne formazione. Sabato 11 novembre in quell’area il terreno si è spostato di 1,3m e sollevato di 17-20cm (roccia, non carta!) in sole 12 ore e, secondo le autorità islandesi, ci potrebbe essere a 2km di profondità un’intrusione magmatica lunga circa 9km, che si sviluppa anche sotto la citta di Grindavík. I dati rilevati in aggiornamento martedì u.s. indicano che il magma è risalito a 400-500m di profondità, l’attività sismica è ininterrotta e le emissioni di anidride solforosa aumentate. La fuoriuscita di una tale massa magmatica provocherebbe un’emissione di gas, vapori, fumi e ceneri enorme e contaminerebbe tutta l’atmosfera. Fig.1
Vabbè… l’Islanda è lontana!
Ma non Pozzuoli… I Campi Flegrei sono una vasta area di origine vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli. Si tratta di uno dei super-vulcani tra i più pericolosi al mondo ed è famoso per il fenomeno del bradisismo, periodico innalzamento e abbassamento del livello del terreno, detto anche “respiro vulcanico”, causato da cicli di risalita di fluidi magmatici. Dal 2005 è in atto un lento sollevamento del suolo, che a luglio 2023 ha raggiunto circa 111cm nel Rione Terra di Pozzuoli. Per tale dinamismo il fenomeno è oggetto di costante monitoraggio da parte dell’INGV Osservatorio Vesuviano, che al 3 settembre 2023 ha valutato il valore medio della velocità di sollevamento nell’area di massima deformazione di circa 15mm/mese e ha inoltre registrato nelle ultime settimane frequenti sciami sismici. Ad esso aggiungiamo l’attività scoppiettante dell’irrequieto Etna, che effonde ormai con una certa frequenza i suoi miasmi nell’aria.
E come dimenticare la centrale di comando del nostro sistema solare, che nel suo ciclo decennale si sta avviando a entrare nel massimo della sua attività, prevista nel 2024. Il Sole sta attraversando uno dei suoi cicli di massima attività solare, testimoniata dalle frequenti e persistenti aurore polari, causate dall’interazione fra le particelle cariche eiettate dal Sole e il campo magnetico terrestre. Lo spettacolo offerto dalle aurore è la massima manifestazione della connessione che c’è fra Sole e Terra, ma non è sempre una buona cosa per noi umani, perché l’espulsione di massa coronale (plasma espulso dal Sole) genera una forte emissione di energia (vento solare), che colpisce la Terra, causando tempeste geomagnetiche nell’atmosfera tra i 100 e 500 chilometri di altitudine, e aumenta la densità dell’aria con conseguenti gravi problemi ai satelliti in orbita intorno al pianeta e, quindi, alle telecomunicazioni e al flusso di energia elettrica. Da quattro anni siamo nel ciclo solare n.25 e gli scienziati sono già in allerta, dal momento che l’attività massima di tale ciclo, prevista per il 2025, è già iniziata, come testimoniano il maggior numero di tempeste geomagnetiche verificatesi ultimamente.
“È possibile che l’energia elettromagnetica sprigionata da una tempesta solare interferisca con l’organismo umano, ma non sappiamo quanto e in che modo, perché fino ad oggi, non sono stati effettuati studi seri sui possibili effetti dell’attività solare sull’uomo”. Afferma Angelino Brugnoli del Centro di Ricerche in bioclimatologia medica dell’Università degli Studi di Milano.
Chi ha avuto l’opportunità di vedere questo piccolo punto blu dallo spazio, ne porterà un ricordo indelebile nella mente e negli occhi, come affermò la cosmonauta Valentina Tereskova:
«… Chiunque abbia passato del tempo nello spazio lo amerà per il resto della sua vita. Ho raggiunto il mio sogno d’infanzia di raggiungere il cielo…»
E lo guarderà in modo molto diverso, come afferma Umberto Guidoni, primo astronauta italiano in missione sulla Stazione Spaziale Internazionale:
«A dispetto delle multicolori etichette, noi viaggiatori dello spazio, quando siamo in missione, ci chiamiamo solo con il nostro nome. Lassù, tra le stelle, indipendentemente dalle nazionalità o dalla cultura, ci sentiamo prima di tutto appartenenti alla razza umana».
Simonetta Ercoli, 17 novembre 2023