Non è nuovo, purtroppo, parlare di bambini nella guerra. Non è di ora, ma è
di sempre. Lo so. Eppure c’è qualcosa oggi che mi turba in modo particolare,
percepisco una inquietudine, un disagio insistente, ravvedo un grave pericolo
etico, umano ed esistenziale, quando si parla dei bambini coinvolti in questa
ultima guerra in medioriente.
Fin dall’inizio è stato aberrante apprendere di notizie e di smentite circa la
decapitazione di neonati, in Israele. Sono seguiti speculari comunicati sulla
uccisione di bambini palestinesi. Abbiamo sentito che Hamas usa i bambini
palestinesi come scudi umani. Leggiamo che Israele ha il pieno diritto di
impedire la morte dei propri civili, causando la morte dei civili nemici.
Qualora ci fossero, fra questi civili, anche bambini, Israele se ne dispiace, ma
non può fare altrimenti. I terroristi islamici di Hamas esultano degli eccidi
che compiono sugli israeliani. Invece gli israeliani, costretti ad uccidere a loro
volta, non esultano mai sugli eccidi che compiono loro. I musulmani
considerano martiri coloro che muoiono in attentati contro gli israeliani. Gli
israeliani, pur nel loro lutto, manifestano gioia quando un loro congiunto
cade in battaglia, contro i palestinesi di Hamas. Giudizi, opinioni,
convinzioni, punti di vista. Continue notizie e continue smentite. No, non è
vero, non sono stati decapitati i neonati, sono stati bruciati vivi. No, non è
vero, non sono 500 i morti in quell’attentato, sono 10. No, non è vero, i razzi
sono stati lanciati dagli Israeliani, non da Hamas. Anzi no, smentita. E’ stato
il terrorismo di Hamas. I buoni e i cattivi, i musulmani e gli ebrei, i terroristi e
le vittime innocenti. I sanguinari e i giusti. Il male ed il bene.
Tutta questa disgustosa girandola manichea non mi piace. Non mi piace
sopratutto quello che ricade sulle nostre coscienze, sul piano etico, quello che
sembra che siamo costretti ad accettare, come inevitabile conseguenza.
Do ut des. Occhio per occhio. Sostenere un popolo, anziché un altro, essere a
fianco di uno ed essere contro un altro. Essere neutrali, ma essere attivi.
Difendersi, difendere e uccidere. Che ci siano di mezzo i bambini o meno.
D’altronde, da sempre, questo è stato il prezzo della guerra…
C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo.
E’ come farci fagocitare nella follia suicida dell’auto-distruzione della
umanità. Accettare di esserne complici.
Invece, come dice Magdi Cristiano Allam, noi dobbiamo sentire il superiore
dovere salvaguardare e difendere il valore inviolabile della sacralità della vita
di tutti. Sia la sacralità della vita della persona, sia la sacralità della vita delle
comunità e dei popoli.
Ma attenzione! Difendere, senza se e senza ma, difendere il diritto alla
sacralità della vita dell’intera umanità, a livello mondiale, cosa significa in
sostanza? Cosa significa sconfiggere le forze del male? Adesso, assistiamo a
due popoli contendenti che, per motivi storici diametralmente opposti,
hanno, come obiettivo primario, quello di distruggersi e di sterminarsi
reciprocamente. Cosa comporta, sul piano propriamente morale, schierarsi al
fianco di una di queste due parti? Come riconoscere la retta via ?
Non riesco ad identificare il diritto-dovere di salvaguardare il valore della
scralità della vita, con il diritto-dovere di combattere e di uccidere. E’ una
evidente antinomia la tutela della sacralità della vita, con la licenza di
uccidere. Ripeto, che si tratti di soldati, di civili o di bambini. La parola
uccisione è trasversale, in guerra: uccidere significa uccidere chiunque.
Mi sembra che un siffatto retaggio mentale ci faccia precipitare in una strada
senza sfondo, che travolga anche noi in una vera spirale di odio.
Come dice, con grande saggezza, Vittorio Zedda, questo indirizzo di pensiero
porta a messaggi di odio “Messaggi di odio che generano emulazione per
altro odio e morte. Messaggi concreti d’odio che possono suscitare
prevedibili risposte d’odio e quindi di vendetta”.
Non è questo che ci ha insegnato il Vangelo di Gesù, distante mille miglia dai
precetti islamici, ma a cui, non casualmente, non credono nemmeno gli ebrei.
A quanto pare, non può professarsi una cieca assimilazione fra la cultura
Cristiana, con quella Ebraica, solo perché si contrappongono entrambe
all’islam. E’ condivisibile il riconoscimento delle comuni radici culturali e
valoriali giudaico-cristiane di partenza, ma occorre fare molta attenzione alle
conseguenze cui conducono le singole dottrine, sul piano pratico, che, invece,
sono sostanzialmente dissimili.
E’ per questo stesso motivo che noi contestiamo papa Francesco quando, in
nome del dialogo interreligioso e in particolare quello con l’islam, ci considera
“fratelli tutti” o quando ricorda l’aiuto dei giovani musulmani, ai loro
“fratelli” cristiani. Noi non siamo d’accordo su questo. Analogamente, non
possiamo dare per scontata una identità valoriale dei Cristiani, con il popolo
ebraico, che, in effetti, non esiste così pienamente.
Io penso che la nostra ferma e profonda identità cristiana, pur nel rispetto di
ogni altro credo, debba restare salda nei propri valori fondanti, senza farsi
trascinare in impeti difensivi che poggiano su pricipi molto diversi.
Chi crede nel Vangelo non può credere nella guerra, mai. Chi crede nel
Vangelo non può concepire la uccisione di altri esseri umani, mai. In nessun
caso, senza se e senza ma. Non è mai lecito fare il tifo per la guerra.
Firenze, 02.11.2023
Stefania Celenza
Ho letto con attenzione la riflessione di Stefania e comprendo il suo disagio e il suo spirito di amore verso il prossimo anche verso il nemico così come l’esaltazione del messaggio cristiano che è veramente un messaggio di fratellanza e di crescita morale interiore. Tuttavia devo dire che, seppur esistono differenze sul piano religioso tra Cristianesimo ed Ebraismo non vedo, in questo drammatico contesto di una guerra che fa inevitabilmente vittime civili, guerra scatenata dai terroristi di Hamas, perché amplificare queste differenze. Condivido con Magdi che siamo una Comunità laica oltre che la sua riflessione sulla guerra come costante nella storia dell’umanità, guerre che i cristiani nei secoli sono stati costretti a fare per difendere il cristianesimo e quello che siamo oggi noi. Credo ripugni alla coscienza di tutti noi la guerra e l’uccisione di civili ma è doveroso distinguere tra chi la promuove e la esalta e chi la subisce ed è costretto a reagire, penso che Israele non ha solo il diritto di difendersi ma anche il dovere di difendere i propri cittadini. Da cristiano devo riconoscere che il Cristianesimo si innesta sul Giudaismo e che gli Ebrei sono i nostri Fratelli maggiori come ha detto il grande Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita alla sinagoga di Roma. Quanto ami la vita l’Ebraismo è inconfutabile e ricordo il detto chi salva una vita salva il mondo intero oppure ama il prossimo tuo come te stesso come ha ricordato Elio, apprezzo anche come ci ha ricordato Claudia la frase della grande Golda Meir. La chiesa ha sempre riconosciuto la legittima difesa e che si può uccidere quanto stanno provando ad uccidere te o la tua famiglia. Il Vangelo ci ricorda siate docili come le colombe e astuti come i serpenti. Inoltre non mi risulta che gli israeliani esultino quando un congiunto muore in battaglia proprio perché esaltano la vita e non la morte. Ritengo che noi non siamo a favore degli israeliani contro i palestinesi ma siamo al fianco di Israele come Stato del popolo ebraico contro i terroristi assassini di Hamas, assassini e vigliacchi che si nascondono dietro gli scudi umani palestinesi. Dobbiamo fare fronte comune contro il terrorismo che è un’arma per combattere gli infedeli, oggi gli ebrei domani l’Occidente cristiano.
Concordo pienamente
Mi scuso con gli iscritti della Casa della Civiltà per aver letto soltanto ora la riflessione di Stefania Celenza che, prendendo spunto dalla morte dei bambini in guerra, perviene alla condanna assoluta della guerra, sostiene che il cristianesimo, a differenza dell’ebraismo, non può in alcun caso accettare la guerra.
Mi riservo di organizzare una nuova videoconferenza sul tema della guerra. Nella mia precedente videoconferenza avevo chiaramente indicato che la Casa della Civiltà è schierata decisamente con Israele e sostiene la guerra di Israele per annientare l’organizzazione terroristica islamica di Hamas. Ho sottolineato che qualora Israele dovesse soccombere, subito dopo l’Europa verrebbe sottomessa all’islam.
Data l’ora tarda mi limito a ricordare che Giovanni Paolo II affermò la legittimità della «guerra giusta» e della «guerra umanitaria». Ricordo che senza le vittorie militari degli eserciti cristiani a Poitiers, la Reconquista, Lepanto e Vienna, su iniziativa della Chiesa, l’Europa sarebbe stata sottomessa all’islam come lo furono le sponde meridionale e orientale del Mediterraneo.
Mi dispiace che il discorso sia scivolato in uno scontro tra il presunto pacifismo cristiano e la presunta violenza nell’ebraismo. La Casa della Civiltà è una comunità laica che recepisce la spiritualità ebraico-cristiana su cui si fonda la civiltà europea. Su questa base noi condanniamo l’islam come religione e sistema di potere, perché contrario ai valori propri della spiritualità ebraico-cristiana.
Non c’è mai stata una guerra nella Storia senza vittime civili. Solo ad Israele si fa la conta quotidiana, come avveniva con i bollettini del Covid, dei civili e dei bambini palestinesi uccisi, con il chiaro intento di criminalizzare gli israeliani e santificare i palestinesi.
L’Europa è prossima a soccombere all’islam e la maggioranza degli europei è schierata contro Israele e, consapevolmente o meno, è schierata con il terrorismo islamico di Hamas. In prima fila dello schieramento dei “pacifinti” c’è Papa Francesco.
La missione della Casa della Civiltà è di combattere con tutti i mezzi per salvarci, confidando nel miracolo che ha consentito la vittoria cristiana a Vienna nel 1863 e la nascita di Israele nel 1948. Oggi siamo in una guerra scatenata dal terrorismo islamico in Israele e in Europa; in guerra o si combatte per vincere, o la si subisce comunque e finiremo per essere sconfitti e sottomessi all’islam. Noi non ci rassegniamo, combattiamo al fianco di Israele, per riscattare la nostra comune civiltà della vita.
Magdi, concordo pienamente con le tue affermazioni. Ci tengo molto a sottolineare che, al di là di qualunque considerazione personale, impressione corretta o sbagliata che sia, che ognuno può avere sulle varie religioni rispetto alla guerra, l’esercito israeliano per motivi etici e del tutto indipendenti dalla religione ebraica non ha mai e poi mai sparato di proposito a civili inermi e disarmati, e men che meno a dei bambini. L’IDF è l’unico esercito al mondo che telefona ai cellulari della gente, che manda volantini di avvertimento, che organizza l’esodo dalle zone di guerra per i civili palestinesi che invece le SS islamiche, che siano di Hamas o di Hyzballah, trattengono, fucilano e gettano nelle fosse comuni per sacrificarli sull’altare della propaganda. Ho visto video in questi giorni di carri armati israeliani che scortano i civili nel loro esodo verso sud per difenderli dalle SS islamiche di Hamas. Per quanto si possa condannare la guerra come pratica immorale e come fallimento dell’umanità per non aver saputo risolvere il conflitto con la diplomazia, le guerre che Israele si è sempre trovato a dover combattere fino ad oggi e a vincere, pena la cancellazione dalle carte geografiche, sono state combattute tutte nel modo meno immorale tra tutte le guerre del mondo. Solo i soldati israeliani rischiano la vita per salvare quella dei civili in campo nemico, soprattutto quella dei bimbi, solo i soldati israeliani hanno regole di ingaggio di una severità inaudita, solo i soldati israeliani finiscono sotto processo alla corte marziale se sparano un colpo di troppo ingiustificato, e aggiungo, solo i soldati israeliani hanno il diritto di contestare ordini superiori se li giudicano inutilmente pericolosi o disumani, salvo poi dimostrare che avevano ragione. Cosi come i nostri nemici, di tutti noi, e sappiamo chi sono, amano la morte e sono disposti a morire pur di uccidere, i soldati israeliani combattono per la vita e sono disposti a morire per la vita, e soccorrono i nemici feriti, anche i capi delle SS islamiche più spietati. Tutto questo per caso rientra nell’etica ebraica, ma se anche così non fosse i soldati israeliani fanno così, non chiedetemi il perché.
Il discorso è molto complesso e voi, Elio e Claudia, lo sapete. Sono e siamo sempre e comunque solidali con il popolo di Israele. Siamo sempre vicini ad i popoli che soffrono e che sono usurpati.
Il mio è solo un discorso religioso, non storico, è un confronto di tipo confessionale fra due identità religiose, il Cristianesimo e il Giudaismo non identiche.
Non potete negarlo.
Gesù ci ha insegnato ad amare il proprio nemico. Non ci ha mai autorizzato ad ucciderlo. In nessun caso.
Sono consapevole che questo è il precetto più difficile del mondo. Duro da accettare. Amare il nemico…
La legittima difesa è un istituto di diritto penale ed internazionale che niente ha a che fare con le cose dello spirito.
Detto questo, Claudia ed Elio, vi voglio bene!
Certo che stai dalla parte di Israele e anch’io ti voglio bene, ma non capisco, proprio rimanendo nell’ambito religioso, sulla base di che cosa sostieni una presunta differenza da ebraismo e cristianesimo per cui solo nel cristianesimo si amerebbe il nemico. Se vogliamo rimanere in quest’ambito allora non parliamo d la guerra in corso, parliamo invece del sindaco di Sderot, la città più colpita dai missili di Hamas, che si spendeva ogni giorno per moltiplicare le occasioni di collaborazione per il benessere dei cittadini di Gaza. Amava il nemico ed è stato atrocemente colpito dal nemico che gli ha ammazzato la figlia il 7/10. Parliamo di Hanyeh, il comandante supremo di Hamas, che in passato anni fa ha fatto ricoverare in un ospedale israeliano la sua nipotina per un’operazione al cervello che è andata bene, e come lei altri suoi parenti sono stati curati in Israele. Non ha forse Israele soccorso i suoi nemici giurati? Hanyeh quella volta dichiarò: sono grato a Israele ma continuerò la guerra per la sua distruzione. Eppure Israele continua ad accogliere nei suoi ospedali i nemici che lo vogliono distruggere, da Gaza e dalla Giudea e dalla Samaria, le terre ebraiche che tutti chiamano “Territori palestinesi occupati”. Non sto qui a dilungarmi con altri esempi su ciò che di buono gli israeliani hanno sempre fatto per i loro nemici. Probabilmente non ti basterà, l’etica ebraica sarà diversa da quella cristiana a prescindere. Ma sulla base di che cosa sostieni questo? Dove nell’ebraismo trovi questa differenza col cristianesimo?
Ho già espresso il mio pensiero e non è necessario che lo riproponga, voglio solo affermare con forza che voglio bene a tutti quanti voi, con cui ho condiviso questi ultimi anni di resistenza, e in particolare a Elio e Claudia, che ora sono profondamente feriti nel cuore e nell’anima. Preciso soltanto che l’Europa è già islamizzata senza il ricorso alle armi, perché gli europei (e con sommo dispiacere gli italiani!), abdicando ai propri valori per assorbire quelli imposti pervasivamente dal NOM, hanno permesso lo sgretolamento dell’impianto culturale che ci ha fatto grandi per millenni. E credo che su di esso le ultime decisioni papali abbiano messo definitivamente una pietra tombale.
I miracoli li fa solo Dio e per ottenerli dobbiamo seguire le sue esortazioni!
Nel suo piccolo, Israele sta combattendo la stessa guerra di difesa che l’Occidente Cristiano in passato si trovò a dover combattere contro le armate islamiche. Una guerra del Bene contro il Male, della Civiltà contro la barbarie dei tagliagole. Saremmo oggi tutti sottomessi alla sharyah qui oggi, saremmo tutti islamici se le armate cristiane non avessero vinto a Lepanto, e per vincere hanno sicuramente ucciso chissà quanti soldati. Allora io mi chiedo: se questi islamici avessero portato in guerra con sé i loro bambini come si sarebbero comportati i soldati della Cristianità? Avrebbero combattuto comunque o si sarebbero astenuti, con l’ovvia conseguenza di lasciarli passare, per non uccidere i loro bambini? La guerra che Israele sta combattendo è esistenziale, questa è la cruda e amara verità, è la stessa guerra che l’Europa dovrebbe combattere ma vi ha rinunciato da tempo, ma il grido che si sente durante ogni massacro “Allah Hu Aqbar” è lo stesso che si sente a Gerusalemme, a Parigi, a Bruxelles, a Londra ecc. Diceva La Malfa che la nostra Civiltà si difende sulle mura di Gerusalemme, per questo, anche per noi tutti, bisogna sostenere Israele.
Se poi abbiamo qualcosa da dire su come la conduce, ok, lecito, ma dobbiamo farlo descrivendo la realtà in modo corretto. Ho visto dei video in cui i terroristi di Hamas fucilano persone inermi e disarmate, civili, che tentavano di mettersi in salvo seguendo le indicazioni del governo israeliano di percorrere certe strade safe, per gettarle nelle fosse comuni, come facevano le SS 80 anni fa. Israele fa in guerra quello che nessuno stato al mondo fa, cioè avvertire, cercare di mettere in salvo i civili, dar loro istruzioni, perché combatte per la Vita. Purtroppo ha a che fare con un nemico che combatte per la morte, per quella degli ebrei, per la propria e per quella della propria gente compreso i bambini.
Golda Meir diceva, non potremo mai perdonare gli arabi per averci costretto a uccidere bambini.
Come dice Elio, noi non vogliamo la guerra, se non ci difendiamo però, saremo estinti come stato e tutti gli ebrei nel mondo perseguitati e uccisi.
Quando purtroppo in tempi non molto lontani, queste bestie irromperanno nelle case di civili in Europa facendo come hanno fatto in Israele, cosa farà Europa?
Combatterà o soccomberà in nome della pace e amore?
La risposta io la so già.
Vorrei dire a Stefania Calenza che nessun israeliano manifesta gioia quando il loro congiunto cade in battaglia contro i palestinesi di hamas. Quando mai?
Ogni soldato nostro morto e ogni civile morto per noi è come fosse la nostra famiglia.
In guerra ci sono inevitabilmente morti, anche bambini.
Noi non saremmo qui a parlare se non ci fosse stata la guerra per liberare l’Europa dal nazismo.
È quello che sta facendo Israele adesso, per liberare il mondo da questo cancro e tutto il mondo dovrebbe sostenere Israele.
Anche la gioia per un proprio soldato perso in guerra in esiste proprio, ogni perdita di un giovane soldato o di una giovane soldatessa, che sia un figlio/figlia, di giovane padre/madre che lascia bambini orfani, è un dolore indicibile, una sofferenza infinita, altro che gioia…
Claudia ed Elio, ho preso atto di un commento in questo senso apparso nel nostro sito. Si esprimeva gioia e orgoglio per la perdita di un giovane congiunto in battaglia, in questa guerra.
Chi ha scritto un commento del genere? Me lo puoi indicare?
Solo il Cristianesimo ha portato nel mondo il messaggio di Amore. Solo il Cristianesimo.
Assolutamente sì!
Mi permetto di ricordarvi che la Torah è piena di messaggi d’amore. Quello più famoso è il precetto “E amerai il tuo prossimo come te stesso”, Levitico, 19, 18, ripreso e approfondito dal grande Rabbì Akiva, uno dei pilastri della storia del pensiero ebraico vissuto tra il 50 e il 137 d.C. Io credo che il riflesso che nel mondo cristiano si ha dei messaggi d’amore biblici come questo sia costituito dalla figura di Gesù che, forse proprio in quanto ebreo, predicava questi insegnamenti ed esortava tutti a seguirli. So bene infatti che anche Gesù insegnò quel versetto che ho citato del Levitico. Per affermare “solo il cristianesimo”, credo che bisogna conoscere anche le altre religioni. Io non ne conosco nessuna altro che un po’ quella ebraica, solo un po’, e so che innumerevoli sono i richiami nella Torah, sia scritta che orale, sul rispetto dello straniero e la generosità nei suoi confronti, con le parole “ricordati che sei stato schiavo in Egitto”. Precetti di giustizia sociale: “non stare [inerte] di fronte al sangue del tuo prossimo” che ci vuole dire di non rimanere indifferenti, di non voltarci dall’altra parte. Oppure “Non mettere un bastone davanti ad un cieco” che è un precetto contro l’oscurantismo. Vorrei ricordare qualcosa anche sull’etica della guerra. C’è a proposito una norma delle Massime dei Padri: “Non gioire della caduta del tuo nemico”. Dunque… almeno non ballare per le strade e non distribuire dolci e caramelle per festeggiare la morte di un tuo nemico.
Buona serata e buona settimana.
Infatti. Questo l’ho capito. Non festeggiate la morte del nemico, ma concepite di essere voi gli artefici della sua morte. Il Cristianesimo non ammette mai in nessun caso l’uccisione di un altro essere umano. In questo senso, il messaggio di Amore di Gesù Cristo è universale e assoluto. Ammetto che sia anche difficilissimo.
Non c’è la legittima difesa nel cristianesimo? Perché la vita di uno che mi vuole uccidere dovrebbe valere di più della mia? Perché la vita di suo figlio (che lui stesso usa come scudo umano e che io cerco di risparmiare… perché in questo caso purtroppo è proprio così) dovrebbe valere di più della vita di mio figlio?
Un’altra cosa, dici che in nessun caso il cristianesimo ammette l’uccisione di un altro essere umano. Ma allora intendi dire che i cristiani non fanno guerre? Le guerre le hanno fatte e le fanno anche i cristiani e in guerra si uccide. Allora perché rinfacciare solo a Israele di fare la guerra con la conseguenza di dover uccidere degli esseri umani? Israele non vorrebbe mai dover fare nessuna guerra, ma è costretto a difendersi da nemici che hanno giurato di cancellarlo dalla faccia della terra, non da nemici che hanno con esso dei contenziosi territoriali o di confine o interessi contrastanti ecc. ed è l’unico paese al mondo che si trova in questa situazione. Il suo problema è che deve vincere sempre per forza perché se perde una sola volta sparisce.
Grazie Stefania per aver espresso con queste parole anche il mio sentire più profondo, che ultimamente pervade tutti i miei pensieri e mi procura un intimo e costante disagio nei confronti dei tempi che stiamo vivendo. Se durante il periodo della pandemia la mia reazione è stata una robusta e inflessibile resistenza, con la guerra in Ucraina e questa nel vicino Oriente mi sento progressivamente annientata, non solo per i drammatici scenari che sembrano avvicinarsi sempre di più, ma soprattutto per la difficoltà di testimoniare con forza il messaggio che Gesù ci ha lasciato: amatevi come io vi ho amato… morendo in croce per voi!