LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “Locomotiva”

Fino all’anno di laurea è rimasto un simbolo dei commiati che sarebbero seguiti nella mia vita vagabonda…

Occorreva una mezzora
Per raggiungere la stazione da casa
Si sentivano presto i sospiri di quella macchina
Accompagnare l’umidità della nebbia
Degli anni Sessanta
Per non parlare dell’odore di carbone
Che s’impadroniva dell’aria
In quei mattini rigidi e scuri
A fianco del commiato di turno
Mi ricordo
Andavo a Pavia
Provincia limitrofa
E ogni volta pareva dovessi andare in esilio
Lasciavo le abitudini di tutti i giorni
Abbandonavo a forza frammenti di amicizia
In nome di qualcosa di intangibile ed ignoto
Che chiamavano futuro
Io mi chiedevo spesso
Quale sarebbe stato questo mio futuro
A bordo di quella strana macchina
Sbuffante
Lucida e rumorosa
Mi chiedevo perché avrei dovuto lasciare
La mia infanzia
La mia adolescenza
I miei sogni
Le mie amicizie
Le mie simpatie
I miei angoli di tregua
Per quel treno di ferraglia
E per altri lontani e ignoti
Orizzonti
Al fischio del capostazione
Scivolava via
Dopo i primi tormentati lamenti
Pareva che anche quel dannato rumore svanisse
E che l’intreccio della danza sonora del vapore e del ritmo delle traversine avesse convinto anche me
Ad accettare
La straordinaria
L’irrefrenabile
Irripetibile corsa
Verso il mondo diverso
Che mi avrebbe atteso oltre quella stazione
E quei binari
Nelle mattine fredde e nebbiose
Di quel rigido e poco ospitale inverno padano
*

La nostra vita è un viaggio ininterrotto, dalla nascita alla morte. Si trasforma il paesaggio, variano le persone, mutano le necessità, ma il treno prosegue la sua corsa. La vita è il treno, non la stazione ferroviaria.
(Paulo Coelho, Aleph, 2010)

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