MARCELLO VENEZIANI: “La disfatta vittoriosa di Giorgia”

Mentre il mondo era in apprensione per la striscia di Gaza, l’Italia era in subbuglio per Striscia la notizia. Un paese tragico ma non serio si perdeva nel gossip sul fuorionda di Andrea Giambruno, sulle sue parole fuori luogo e le sue mani sul pacco, presto diventate virali più che virili nei social e nella satira. Fino a che è giunto il tweet di Giorgia Meloni, preciso, deciso, chirurgico, non rancoroso, da civile ma inflessibile partner, che ha tagliato di botto le chiacchiere e le previsioni, insieme alla sua relazione col suddetto giovanotto. Neanche stavolta ha sbagliato il colpo, Giorgia. Senza sbavature, ha messo fine al gossip e alla fiction con sobria fermezza, mostrando senso della realtà, della leadership e delle istituzioni. Mutando quel che pareva una disfatta in una vittoria politica al femminile. Un gossip di piccole gaffe e mezze voci si trascinava pesantemente da mesi, a volte si spostava sulla sorella e sul cognato Lollobrigida, ma era diventato un tormentone e una spina nel fianco, con ricadute politiche. L’altro giorno le pagine di Repubblica sulla striscia di Antonio Ricci superavano quelle sulla striscia di Gaza; la Meloni le ha messe a tacere con un taglio cesareo. Escluderei dietrologie Mediaset nel tranello teso a Giambruno; è stata una spavalda pirateria di Ricci, come già fu ai tempi di Elisabetta Tulliani alle prese col predecessore di Fini, il mitico Gaucci.
Non so se la premier stia facendo bene all’Italia e che relazione di coerenza abbia la sua azione di governo con la sua identità di partenza, i suoi annunci iniziali e le aspettative della sua gente; ma non ha fatto scivolate dacché è alla guida del governo. Magari non è stata tempestiva in alcuni casi a fermare, correggere, intervenire, come col caso Vannacci. Ma tutto quel che ha fatto, a partire da quelle cose su cui siamo in netto dissenso, le ha compiute con l’aria di chi fa la cosa giusta. E’ stata brava anche negli errori, almeno sul piano personale; sbagliando s’impera. La scelta da lei compiuta l’ha fatta crescere nei consensi, soprattutto in ambito femminile. Ha generato solidarietà e simpatia, ha mostrato autenticità e umanità.
Sulla relazione con Giambruno e sulla chiacchiera che è fiorita intorno, è giusto che la satira, i Crozza, i Fiorello, gli Osho, ci inzuppino il pane; è il loro mestiere e solletica il loro estro, è la libertà irriverente di un paese che ha il senso del comico e sa divertirsi usando anche le versioni social-televisive del pettegolezzo. Ma chi non fa satira, deve vedere, oltre il lato politico, anche il lato umano, intimo e doloroso, che merita rispetto anche se non conosciamo gli antefatti. Ci sono di mezzo una bambina, un legame decennale, una storia e vari sentimenti: e il ricordo doloroso di esperienze precedenti, di figlia, prima che di madre o di moglie. Riaffiorano ferite, si riaprono per Giorgia cicatrici, si ritrova nel destino della sua bambina, il proprio destino, con le sue sofferenze. Tutto questo la Meloni ha saputo richiamarlo con delicata discrezione, senza esibizioni e vittimismi. Avremmo potuto non occuparci della vicenda, ma il risvolto pubblico e politico va pure affrontato e non va lasciato alla perfida banalità della Chiacchiera corrente.
Intanto imperversano gli sciacalli ideologici che ironizzano sulla famiglia esselunga e la destra meloniana, sulla pesca e il Mulino Bianco, su Dio patria e famiglia in relazione al pacco sessista e mediasex di mister Meloni; sulla contraddizione tra Io sono Giorgia, madre e cristiana, in difesa della famiglia tradizionale, e questa vicenda di una famiglia di fatto che si sgretola sotto i fari, i fuorionda e le battute. Sarà un’altra incoerenza; ma continuiamo a preferire chi difende la famiglia naturale e tradizionale pur avendo comportamenti privati contraddittori rispetto a chi vive una vita privata irreprensibile e poi contribuisce con la politica e le leggi a sfasciare la famiglia naturale e tradizionale. Lo dicevamo già ai tempi di Berlusconi, Bossi, Fini e Casini, e i loro family day; lo diciamo anche adesso. Chi predica bene e razzola male, va giudicato severamente sul piano etico personale; ma se di un politico ci interessano le azioni a livello pubblico e sociale, preferiamo chi difende la famiglia di tutti, anche se nel privato, a livello personale, si comporta in modo incoerente.
Certo che la vita privata ebbe un’incidenza notevole, e generalmente nefasta, nei travagli del vecchio centro-destra: dagli amori di Berlusconi al bunga bunga, dalle vicende di Fini e della famiglia Tulliani, dal caso Mussolini-Floriani a Casini e allo stesso Bossi. La Meloni sembra uscirne meglio, con più dignità, grazie al suo decisionismo coniugale. Ha realizzato alla lettera lo slogan “sovrani a casa nostra”: magari è scarso il sovranismo politico ma è vivo quantomeno il sovranismo domestico, anche sfidando l’isolamento.
Giambruno avrà avuto le sue frustrazioni a vivere da spalla e da principe consorte in penombra; ma sul piano politico ed etico credo che la Meloni abbia agito bene, da donna, da madre e da leader, liberandosi da ciò che poteva offuscare e indebolire il suo ruolo. Sul piano privato e personale, magari, il costo sarà stato piuttosto alto e avrà cagionato dispiaceri. In chiave politica si rafforza la linea matriarcale della sua destra, cognati a parte. Una donna leader, poi una sorella, una mamma, una figlia. Altro che duci, machi e fratelli d’Italia…

La Verità – 22 ottobre 2023

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