SILVANA DE MARI: “Aiutati che Dio ti aiuta”

È la versione molto popolare del detto evangelico “A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto”. La nostra mentalità sindacale sussulta davanti a queste parole: e la ridistribuzione dei redditi? Non bisognava prendere a quelli che hanno e dare a quelli che non hanno? Questa frase ci dice che siamo noi che dobbiamo mettere in moto la straordinaria esperienza del ricevere. Gesù non crea i pani e i pesci dal nulla. Qualcuno deve offrirne, e  allora Lui li moltiplica.  A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto è una frase che funziona sempre, qualsiasi sia la parola che si vuole aggiungere. A chi ha fede sarà data altra fede. A chi ha gioia perché è riuscito a riempire il suo cuore di gioia, ne sarà data dell’altra. A chi non è mai contento di nulla, sarà tolto anche quel poco di contentezza. A chi ha astio sarà dato altro astio. La contentezza quindi dobbiamo crearla noi, esattamente come noi dobbiamo tirare fuori la prima pagnottelle e il primo pesciolino perché siano moltiplicati. Se la speranza è una virtù teologale, la disperazione è un’arma del nemico. L’incapacità di vedere la bellezza della vita genera l’astio e lo scontento che si stanno moltiplicando in maniera esponenziale, ed è per questo che siamo una cultura di morte. Non amando la vita, la riteniamo tollerabile solo se perfetta. Il bambino che non è perfetto o non arriva al momento perfetto è abortito. L’eutanasia è serenamente proposta anche a malati non consenzienti come ormai prassi in Olanda, come per i piccoli Charlie Gard e Alfie Evans. È appena stata soppressa una giovanissima donna appena diciannovenne, lucidissima, conosciuta con la sigla ST, cui una malattia mitocondriale ha tolto la capacità di movimento, ma non quella di pensiero con un danno neurologico. I giudici inglesi non amano la vita, non concepiscono che si possa vivere con gioia anche la malattia e la menomazione e preferiscono che queste vite siano soppresse. Il fatto che ST volesse vivere anche in quelle condizioni è stato considerato segno di una malattia mentale e quindi non degno di considerazione.

In una società che considera l’aborto un diritto, che procede speditamente verso l’eugenetica (a questo proposito vale la pena di ricordare il progetto della Danimarca di diventare un Paese “Down-free”), e ancora più speditamente verso l’eutanasia sempre più reclamizzata e ormai estesa ai non consenzienti, arriva Human Life, il bel  film diretto da Guto Brinholi che ne ha curato anche la sceneggiatura. Il regista brasiliano Guto Brinholi è nato nel1981 in Brasile, pronipote di Italiani:

Brinholi viene da Brignole o Brignoli. Cresciuto in Brasile, ha suonato Jazz e musica brasiliana nella notte, nei jazz club e Musicals. Nel 2008 è stato invitato a lavorare a Monaco accompagnando un cantante brasiliano e lì rimane, volendo studiare musica orchestrale. A Monaco rincontra la fede, conosce la musica Sacra tradizionale perché, come spiega Brinholi, l’arte o è fatta per Dio o cercandoLo. o non è arte. Nel 2017 fu chiamato a realizzare un video pubblicitario per la Marcia per la Vita di Roma, che sarebbe avvenuta nel Maggio del 2018. Mentre stave preparando il film sua moglie ha scoperto di essere incinta, una gravidanza gemellare, ma purtroppo la gravidanza si è interrotta e i due coniugi hanno perso i due gemellini. Per loro hanno pregato e sperato, per loro hanno pianto E a questi due bimbi i genitori hanno offerto quello che potavano, qualche settimana vicino al cuore della mamma, e poi l’eternità. Aver amato queste due piccole vite ha permesso al regista di cogliere ed esprimere con potenza il valore della vita. Alla fine del film abbiamo ripreso coraggio, come dopo essersi immersi nelle acque limpide di un lago di montagna, non a caso il suono dell’acqua e la sua immagine accompagnano lo spettatore durante tutta la visione. Il regista ha raccolto le storie di persone diverse per età, estrazione sociale e nazionalità, alcune con disabilità importanti, unite nel considerare la vita umana un dono meraviglioso. Testimonianze prive di retorica di uomini e donne che hanno “fatto qualcosa” e quel “qualcosa” ha fatto la differenza. Come Paola Bonzi, fondatrice del Centro Aiuto alla Vita Mangiagalli di Milano che, grazie all’ascolto e all’aiuto concreto a donne che avevano deciso di abortire perché sole, in difficoltà economiche o senza una casa è riuscita a salvare circa ventiduemila bambini. Paola era cieca: ha avuto la scelta tra la tristeza per la sua cecità, tral’astio per la sua cecità oppure la gioia infinita di aiutare le mamme e i loro bimbi. Tutti questi bambini sarebbero stati abortiti senza il suo intervento. O Tonio Tavares, fondatore della Comunità Gesù Bambino che dichiara di avere quarantadue figli adottivi, ragazzi disabili abbandonati negli istituti alcuni dei quali frutto di tentativi di aborto non riuscito, ma che ha li ha segnati in modo permanente. La caratteristica della nostra epoca è il vittimismo lagnoso. Il vittimismo è sempre il padre dell’aborto, che è un suicidio differito, è sempre il padre del suicidio, assistitio o autonomo, è sempre il padre della depressione e molto spesso è il padre del divorzio. Le emozioni negative sono contagiose, I lagnosi spargono buio in giro, potrebbe esserci un undicesimo comandamento che recita: non lamentarti mai. Intristisci te stesso e intristisci il mondo, la tua tristezza si moltiplica. Se l’undicesimo comandamento dovrebbe essere “non lamentarti mai”, il quarto recita “onora il padre e la madre”. Noi siamo sempre bloccati sui difetti dei nostri genitori, la psicologia ci ha addestrato a sottoliearli. In realtà noi dobbiamo onorare I nostri genitori, che non vuol dire che ci inventiamo che sono stati perfetti, ma ha il brutale significato di onorare un debito. Per il solo fatto che siamo vivi, i nostril genitori qualcosa di giusto devono averlo fatto. La mamma non ci ha abortito. Molti bambini sono nati disabili dopo un tentative di aborto non riuscito. Daniela Tschimben è la mamma di Lena, una bambina affetta dalla sindrome di Down. La Signora Tschimben, che si è trovata da sola dopo la nascita della bimba, ha creato l’Associazione per persone con la sindrome di Down per dare informazioni e supporto alle famiglie. Illuminante l’intervista a Ettore Gotti Tedeschi, economista ed ex presidente dello IOR, il quale spiega come il prodotto interno lordo di un’economia matura sia correlato alle nascite. Il solo progetto di un uomo e una donna di “mettere su famiglia” avvia il processo di produttività  mettendo in gioco energie e maggior impegno lavorativo perché rispetta l’inclinazione naturale degli individui che è quella di far nascere dei figli.  Esempio di intelligenza e lungimiranza, l’imprenditore Roberto Brazzale racconta con semplicità, quasi ignaro di come il suo gesto sia all’opposto di come vanno le cose nel mondo del lavoro, che la sua azienda dà un mese di stipendio in più al dipendente che diventa genitore. Ma questo dovrebbe essere la norma. L’inverno demografico non è una catastrophe per tutti? Leandro Portella è un giovane uomo che è rimasto paralizzato all’età di 17 anni dopo un tuffo da una scogliera. Ha imparato a dipingere tenendo il pennello in bocca e i suoi bellissimi quadri vibranti di colore rispecchiano le sue parole quando afferma che non ha mai pensato di non voler vivere. Anche Jonas Letieri ha subito un grave incidente, in seguito ad una fortissima scarica elettrica ha subito l’amputazione delle mani. Il ragazzo, che non ha voluto abbandonare il suo sport preferito, pratica paddleboard, un tipo di surf, da professionista. Questo film è una luce nel  buio della cultura di morte che ci circonda. È una luce che ci ricorda che persone senza mani e senza occhi sono possono essere felici, che chi aiuta la vita viene inondato di gioia. A chi ha sarà dato. Cercate questo film su internet, guardatelo. Il film è un importante strumento nella battaglia culturale contro la cultura di morte, che tutti rischiamo di avere dentro ed è un film bellissimo. La fotografia è magnifica, il ritmo è perfetto, la musica anche. Il film riempie di forza, di gioia di vivere, di desiderio di vivere la vita e donarla. Il film ci insegna che a chi ha sarà dato, aiutati che Dio ti aiuta. Ha chi ha amore per la vita, un amore talmente potente da superare il dolore della mutilazione, della paralisi, sarà dato altro amore per la vita. Riempite con la grazia di questo film un paio di ora libere. Lo trovate qui www.humanlifemovie.com. La tristezza è contagiosa. Il coraggio anche.

Lascia un commento

error: Questo contenuto è protetto