MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Diciamo “No” agli italiani che negano il nostro essere “etnia”, “popolo”, “nazione” e “Patria””

Cari amici buongiorno. Mi auguro di cuore che stiate tutti bene in famiglia e che vi siate risvegliati colmi d’amore per la vita.

Chi siamo noi italiani? Se secondo la scienza ufficiale non possiamo definirci una «razza» e neppure una «etnia»; se secondo il “politicamente corretto” non va bene qualificarci come una «nazione» e neppure una «patria»; se è persino inopportuno presentarci come «popolo», non ci resta che concepirci parte integrante e indistinta di una «umanità» massificata, omogeneizzata e omologata, che abita un Mondo globalizzato senza confini, Stati, identità, Storia, radici e culture.

Il tema è più che attuale. Anche in occasione della mia partecipazione alla trasmissione “Quarta Repubblica” su Rete 4, lunedì scorso 2 ottobre, un “professore” che si è presentato come “storico della filosofia”, ha contesto la mia affermazione che «noi italiani siamo condannati all’estinzione come popolo a causa del tracollo demografico»; e «stiamo subendo la sostituzione etnica e l’islamizzazione demografica a causa dell’auto-invasione di clandestini».
A suo avviso saremmo tutti “meticciati”, l’esodo epocale di milioni di africani, asiatici e mediorientali in Europa sarebbe sempre accaduto nella Storia, l’intera umanità sarebbe meticcia.

Nel mio nuovo libro “Un miracolo per l’Italia”, nel capitolo “La civiltà dell’Europa è decaduta per suicidio”, in un capitoletto dal titolo “Abbiamo persino perso la certezza, e di conseguenza l’orgoglio, di chi siamo. Chi siamo noi italiani?”, scrivo:

Non siamo una “razza” perché, si legge nell’Enciclopedia Treccani, «il concetto di razza umana è considerato destituito di validità scientifica, dacché l’antropologia fisica e l’evoluzionismo hanno dimostrato che non esistono gruppi razziali fissi o discontinui».

Non siamo una “etnia”, perché «il gruppo etnico viene percepito nell’immaginario collettivo come un aggregato sociale omogeneo, i cui membri condividono una cultura, una storia, una lingua, un territorio, una religione ecc. e rivendicano per questo una identità comune»; mentre in realtà «più che una comune “sostanza”, gli appartenenti a un gruppo etnico condividerebbero una contrapposizione con altri gruppi etnici o nazionali».

Potremmo definirci una “nazione”, da intendersi come «il complesso delle persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia e che di tale unità hanno coscienza, anche indipendentemente dalla sua realizzazione in unità politica»; ma dato che evoca il “nazionalismo” e che in Italia è sinonimo di “fascismo”, è preferibile non concepirci come “nazione”.

Potremmo definirci appartenenti a una “patria”, inteso come «territorio abitato da un popolo, al quale ciascuno dei suoi componenti sente di appartenere per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni»; tuttavia viene in definitiva assimilato al concetto di “nazione”, già bocciato.

Potremmo identificarci come un “popolo”, inteso come «complesso degli individui di uno stesso Paese che, avendo origine, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni, sono costituiti in collettività etnica e nazionale»; tuttavia in Italia è assai sottile la linea di demarcazione tra il concepirsi come “popolo” e l’essere tacciati di “populismo”, che fa sempre rima con “nazionalismo” e quindi “fascismo”.

Non ci resta che concepirci come parte della “umanità”, intesa come «il complesso di tutti gli uomini viventi sulla terra, il genere umano». Questa definizione si concilia con il pensiero egemone. Gli italiani sono parte della “umanità” e l’Italia è parte del Mondo.

E se l’umanità è l’unico soggetto e il Mondo è l’unico oggetto accreditati, ciò significa che tutti, indistintamente e incondizionatamente, possono scegliere di vivere ovunque. L’Italia ne è già una conferma: abbiamo abolito il concetto stesso di clandestinità, ci siamo trasformati in una terra dove chiunque può entrare, scorrazzare, uscire a piacimento. In un Mondo senza cittadini, siamo tutti “migranti”.

Cari amici, il fatto che ci sia una parte di italiani assoggettati all’ideologia globalista, immigrazionista, relativista; che nega l’esistenza degli “italiani” come una entità distinta con una propria identità, Storia, cultura e tradizioni; che condanna e si vergogna degli italiani certi e orgogliosi della propria specificità come “etnia”, “popolo”, “nazione”, “patria”, ci fa toccare con mano che siamo una civiltà decaduta per suicidio, avendo persino perso la certezza di chi siamo.
Ed è inevitabile che questo vuoto identitario verrà colmato da altri popoli che hanno, al contrario degli italiani e degli europei, la certezza e l’orgoglio di chi sono, al punto da essere convinti della loro superiorità e di sentirsi depositari della missione di sopraffarci e sottometterci per il nostro stesso bene.

Noi che amiamo l’Italia e abbiamo a cuore il nostro bene e il futuro dei nostri figli, rigettiamo la prospettiva di rassegnarci alla sconfitta dentro casa nostra, di arrenderci senza combattere alla tirannia dell’islam e alla dittatura della grande finanza virtuale speculativa globalizzata.

Cari amici, andiamo avanti sulla retta via a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a realizzare il miracolo per far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Comunità “Casa della Civiltà”

Mercoledì 4 ottobre 2023

3 commenti su “MAGDI CRISTIANO ALLAM: “Diciamo “No” agli italiani che negano il nostro essere “etnia”, “popolo”, “nazione” e “Patria””

  1. Questa distruzione dell’italianità risale a molto tempo fa, nel momento in cui hanno iniziato a distruggere la scuola che, come ha ricordato Davide, facendo studiare il passato si prefiggeva lo scopo di rafforzare l’identità. Anni e anni di pervicace lavoro sotterraneo hanno prodotto persone riempite di nozioni ma prive di capacità di ragionamento logico. Ora non si nascondono nemmeno più, lo dicono apertamente ed, anzi, se si prova a contraddirli si viene immediatamente lapidati.
    Credo che queste persone siano italiane solo sul certificato di cittadinanza che si chiede in anagrafe, mentre il loro animo è apolide ed arido.
    Sono tuttavia convinta che il numero di questi finti italiani sia di molto inferiore a quanto percepiamo: sono in due gatti ma fanno casino come se fossero milioni.
    E’ per questo che ritengo fondamentale non demordere: se teniamo duro rappresentando sempre e correttamente la realtà , in piena libertà, penso che anche gli italiani veri, che sono la maggioranza, troveranno il coraggio di rialzare la testa.

  2. L’Italia ha una storia. L’italianità nasce da una coscienza che rende un popolo antropologicamenre diverso dagli altri. La coscienza dell’italianità ha nella letteratura e nell’arte la sua forma di espressione più alta. Le manifestazioni letterarie che dimostrano tale coscienza affondano le radici in un passato di uomini prestigiosi e saggi. Basterebbe leggere un po’ di letteratura per intuire quanto l’italianità sia stata e sia importante nell’identificarci come popolo. Una volta la scuola aveva l’obiettivo di far studiare il passato e di far quindi acquisire e rafforzare questa coscienza. Ora non più. Nei miei scritti provo ancora a dimostrare qualcosa del genere…

  3. Pienamente d’accordo. Dobbiamo cominciare a ribaltare i termini oltre che la sostanza di quanto ci stanno imponendo. Perché vista spesso l’ignoranza di molta gente, la disinformazione che dispensano con falsi termini, hanno già il bersaglio inquadrato da censurare od offrire alle loro offese e censure.
    Così fanno come quando hanno coniato come no-vax ogni pensiero critico e razionale, ogni voce dissonante a ragione che non si accorda a alla narrazione politica e globalista, al controllo del pensiero unico. Così ci definiscono di volta in volta ‘complottisti’, quando indichi il complotto o visionari o negazionisti del virus o del cambio climatico, sempre con connotati negativi e sprwgiatuvi contro cui indirizzare l’odio delle pecore sorde e cieche e mute.
    Basta obbediscano e consumino.
    Tutto questo per soldi, potere e politica a servizio, del grande impero speculativo globalista.
    Una lingua, come la storia, nasce da un popolo e irradia la sua cultura, identità, verso il futuro migliore per tutti, in modo positivo.
    Non può essere viceversa, calata dall’alto e costretta in Caselle obbligate. Non possiamo accettare una ‘neolingua’ Orwelliana. O forse sì se non ci accorgiamo di essere in una dittatura come pecore obbedienti. Se pensiamo di essere professori della neolingua e latori di verità e sapere senza giudizio critico totale.
    Conosci te stesso, dicevano gli Antichi, ma qui certi bocconiani non conoscono nemmeno come esercitare la ragione, la loro. Nonostante molte lauree, sanno meno del mio barbiere, perché nonostante l’erudizione mancano dell’ingrediente fondamentale che Magdi spesso ci ricorda :la Saggezza. Che è sottoporre alla ragione critica le idee, i fatti, fuori da ogni ideologia o politica, per trarre la verità positiva, che fa crescere e umanizzare l’uomo e lo rende più conscio di sé, spingendolo sempre più a conoscere se stesso.
    Per molti sembreranno idee e termini vecchi, ma la verità non è mai vecchia e richiede sempre rispetto e libertà e forza della testimonianza.

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