LA POESIA DI GIORGIO BONGIORNO: “La canzone dei vecchi amanti”

Ti ho vista ancora oggi rinascere dal
gelo dell’inverno
Come un torrente placato
Nel rosario delle stagioni della vita
Zampillo di acqua limpida
Fulgida gemma
Silenziosa
Solenne
Sorgente di tenera passione
Rispecchiata
Fra i sassi antichi della valle
Quante volte
Hai chiesto alla luce radente del
tramonto
Di ritardare con me il buio della notte
Il disegno sempre uguale di quelle
stelle del nostro cielo
Che conoscevamo
Una per una
Abbiamo vissuto l’inquietante calore
Di quelle lunghe giornate di sole
Ricordi
Sembrava che quel sentiero del
bosco
Quella salita al colle
Così giovane
Così fiera
Il respiro del mare
L’armonia di quei rumori
Tanto consueti da parere nostri
La gioia spensierata di quei giorni
E l’ebbrezza di quelle notti
Non dovessero finire mai
Che non si spegnessero
Insieme alla luna dell’aurora
Il sogno di quei tuoi occhi incantati
Il dono prezioso del tuo dolce sorriso
Il profumo della tua pelle
E la tenue carezza delle tue mani
Mi dicevi di amarmi
Ti dicevo di amarti
E queste litanie sempre uguali
Così diverse nel tempo
Ci inseguivano benigne
Nella monotona cantilena di distacchi
Fantasmi di pensieri
Ripetuti alla noia
Liberi nei meandri del destino
Per ritornare insieme
Sempre più rassegnati
Sempre più uniti
Sempre più divisi
Mai stanchi di sentire quelle voci
bizzarre
Troppo note
Risuonare alle nostre orecchie
Senza noia
Senza disprezzo
Mi dicevi di amarmi
Ti dicevo di amarti
Ci diremo di amarci
Per tutto questo nostro cammino
Fino al confine estremo della terra
In fondo a quel molo
Distante
Nascosto dalla nebbia del mattino

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