Premetto che non sono un fans di Briatore, né condivido la sua filosofia di vita. Nei giorni scorsi egli ha rilasciato pubbliche dichiarazioni che sono state distorte e impugnate contro di lui, con l’accusa di volere che i giovani non studino e devono seguire il mestiere del padre.
In verità, in modo sintetico e poco argomentato, Briatore non ha affatto detto che i giovani non devono studiare, ma che chi studia ha pochi sbocchi lavorativi.
Egli ha toccato un problema vero: la sparizione dei mestieri. E allora io su questo tema mi trovo concorde con Briatore.
La maggior parte degli universitari si iscrivono alle varie facoltà non per amore dello studio, ma per avere l’ opzione di svolgere una attività lavorativa prestigiosa. Una opzione che si realizzava fino a qualche decennio fa. Non più oggi. Laureato oggi significa disoccupato.
Briatore, molto onestamente e ingenuamente, ha soltanto affermato che se un giovane ha una azienda di famiglia avviata, è preferibile che si collochi in questa azienda se ha voglia di lavorare. Non ha detto che i giovani devono fare per forza i lavori dei padri.
Non bisogna aspettare vent’anni per constatare la morte dei mestieri, come ha aggiunto Briatore. Al mio paese, una comunità di circa 9000 abitanti, a 50 km da Roma, da molti anni non esercita più un tappezziere, né un falegname, né un pittore decoratore. Il lavoro da muratore nei cantieri e da bracciante nelle campagne viene svolto generalmente da stranieri.
Quando eravamo ragazzi negli anni Settanta, maschi e femmine, fossimo stati diplomati, non diplomati o studenti universitari, soprattutto l’estate, in attesa di trovare un lavoro più consono alle nostre aspirazioni, non disdegnavano di fare lavori nei vari cantieri e nelle campagne. Ci guadagnavamo qualcosa per le nostre vacanze, o per comprarci il motorino o la macchina fotografica, o anche libri di poesia e romanzi, senza pesare sulla famiglia.
Non conosco nessun giovane d’oggi che si pieghi a fare lavori cosiddetti umili. I primi ad opporsi sono proprio i genitori, che si vergognano se si viene a sapere che il proprio figliolo svolge lavori umili.
Il reddito di cittadinanza è stata una misura che ha “lazzito” e spegnerà ancora le poche energie vitali dei giovani.
Nel passato ci sono stati due grandi scrittori (Prezzolini e Pasolini) i quali auspicavano provocatoriamente la chiusura delle scuole dell’obbligo, in quanto officine del conformismo. Lo stesso conformismo, mediocrità e ignoranza che mi pare di rintracciare in tanti laureati odierni.
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