Ricordo
In quel novembre lontano
Il gelo dei giorni della piena
Lugubri e solitari
I gorghi sotto le arcate del ponte
I lunghi silenzi della gente
Grandi meste adunate
L’attesa immobile come l’acqua della laguna
Il volto straziato dei renaioli
Lo sguardo sempre rivolto alle anse inquiete
Ripiene di detriti e di morte
Carcasse raccolte nel cammino verso il mare
Sento ancora il peso
Insopportabile di quelle notti di angoscia
Le cantilene delle veglie di preghiera
Il suono grave delle campane
Mi paiono di oggi
Ferite lontane nella memoria
L’insistente minaccia delle lanche
La furia del fiume placido
I tronchi vagabondi
I mulinelli impazziti
Senza sferza di vento
La cappa d’aria ansiosa e inerte
Piena di lacrime di una nebbia fitta
Aghi insolenti
Laceranti cristalli di ghiaccio
Che ti entravano dritti nell’anima
Come lame impietose
E io bambino a scappare fra la folla impaurita
Allineata sugli argini
E leggere negli occhi di qualcuno
Dopo tanta desolazione
Finalmente
Un cenno di conforto