Il 25 aprile festeggiamo la liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Sarebbe molto interessante se fosse la festa della libertà, e quindi della verità, dovrebbe essere il ricordo dell’eroismo e dei morti, tutti i morti, la commemorazione delle vittime innocenti, tutte le vittime innocenti, dovrebbe contenere il rimpianto per tutte le distruzioni, dovrebbe essere il momento di un’assunzione di responsabilità di tutti i crimini commessi e non un’ ignobile fiera di ipocrisia sempre più grave. Nel 25 aprile viene saltato a pie pari il discorso di tutte le responsabilità per il fascismo. Come sottolineava Churchill, Italia diventata in pochi istanti una nazione di 45 milioni di antifascisti dopo essere stata fino a un attimo prima una nazione di 45 milioni di fascisti. Manca l’assunzione di responsabilità sui crimini commessi anche dai vincitori. La guerra non è un film della Walt Disney, tutti si incarogniscono in guerra, un ulteriore motivo per non farne mai, e alcuni finiscono per commettere crimini odiosi e orrendi anche se sono dalla parte giusta della barricata. Nel suo libro La Seconda Guerra Mondiale, Winston Churchill dà sulla resistenza italiana un giudizio molto severo: poco più che irrilevante da un punto di vista militare. Se è innegabile che si tratti di un’ affermazione eccessiva, era interesse di Churchill levare completamente un qualsiasi merito al popolo italiano, altrettanto vero è che l’Italia è stata liberata dagli anglo-americani, sistematicamente assenti dai festeggiamenti.
La resistenza, come la nostra bandiera, ha tre colori. I partigiani verdi sono quelli di Giustizia e libertà, Oriana Fallaci e Primo Levi, poche armi, molti ideali, scarsa capacità militare. I partigiani bianchi erano gli ex militari, i badogliani. Avevano le armi e sapevano usarle. Avevano una struttura militare. Erano in contatto con gli alleati di cui eseguivano gli ordini così da facilitarne le operazioni. Sono quelli che hanno avuto più peso dal di vista militare. I partigiani verdi e quelli bianchi hanno fatto una guerra al nazifascismo. Una volta che nazifascismo è finito, è finita la loro guerra. Sono tornati alle loro occupazioni, hanno ricostruito il paese. I partigiani rossi erano quelli agli ordini di Stalin. Il loro scopo non era solo il crollo del nazifascismo, ma anche l’instaurarsi di una dittatura comunista. Per loro la guerra non è finita. Sono quelli che hanno fatto le operazioni più discutibili per non dire inutili dal punto di vista militare, per esempio via Rasella, per esempio Sant’Anna di Stazzema, per esempio Marzabotto, che hanno scatenato le peggiori rappresaglie contro civili. Nel suo libro Omaggio alla Catalogna lo scrittore saggista inglese George Orwell ricorda come nella guerra di Spagna, ma anche nella resistenza italiana, i partigiani assassinati dai partigiani comunisti sono più numerosi dei partigiani assassinati dai nazifascisti. L’episodio più drammatico in Italia è stata la strage di Portius, dove un gruppo di partigiani bianchi, che includeva tra le sue file anche il fratello di Pierpaolo Pasolini, è stato massacrato, cogliendoli di sorpresa, da un gruppo di partigiani comunisti. In alcuni casi i portigiani di Stalin li hanno consegnati alla Gestapo. Lo ricorda Artur Koester nel suo libro Buio a Mezzogiorno. I partigiani rossi sono quelli che hanno assassinato Benito Mussolini e la sua compagna signora Petacci. Come ho già dichiarato ho l’onore di appartenere a una famiglia di antifascisti, e proprio per questo insisto che sarebbe stato molto bello che la democrazia del mio paese fosse nata da un decente processo. Se, inoltre, le colpe di Benito Mussolini sono molte, non altrettanto si può dire della signora Petacci. Ci sono molti dubbi sul fatto che l’episodio sia stato ulteriormente infangato da uno stupro sulla giovane donna e dal furto dell’ oro di Dongo, termine con cui si indicano i beni di Mussolini e dei suoi gerarchi al momento della cattura, il 27 aprile del ‘45. Quei due corpi linciati appesi per i piedi sono qualcosa di immondo, sono qualcosa degno di nazifascisti e indegno di una democrazia. I partigiani rossi si sono macchiati anche di crimini orrendi e odiosi contro ex fascisti, contro il loro parenti e congiunti, contro innocenti, contro sacerdoti, contro seminaristi, contro donne e ragazzine , contro combattenti antifascisti che, una volta instaurata una dittatura comunista, sarebbero stati dissidenti. Il giornalista Giampaolo Pansa ha avuto il coraggio di raccontare queste dolenti atroci storie. Una volta finito il nazifascismo i partigiani rossi sono rimasti in guerra, una guerra permanente che ha sterminato innumerevoli desaparecidos nel cosiddetto triangolo rosso, anche a guerra finita, e continua a esistere racchiusa nella molto discutibile associazione ANPI, prova vivente dell’affermazione che reduci si nasce e chi nasce reduce non molla la sua posizione per nulla al mondo. L’ANPI quali partigiani di Porzus ricorda? Gli assassinati o gli altri? La festa della liberazione è una festa dell’ipocrisia perché non ricorda due cose: la prima è che siamo stati liberati degli angloamericani e non dai partigiani e la seconda che non si è trattato di una liberazione. Tra i liberatori c’erano anche i francesi, con truppe marocchine al seguito. Tra i liberatori c’era anche la Brigata Ebraica. Qualsiasi cosa pensino l’ANPI e i servizi sociali dello Stato di Israele, la verità storica non cambia: tra i liberatori c’era la Brigata Ebraica. Il fatto che la Brigata Ebraica sia sistematicamente fischiata e aggredita dimostra che tutta la baraccata del 25 aprile, non ha niente a che fare con la verità storica. Non fu certo una liberazione completa. Fu una liberazione all’ 80% , se volete, forse meglio il 75%, magari il 60. È stata una liberazione fatta mediante bombardamenti crudeli, non tutti indispensabili all’esito della guerra, è stata in effetti una non liberazione perché è seguita un’occupazione del territorio. La Val d’Aosta l’abbiamo salvata combattendo. Il Generale De Gaulle aveva deciso di approfittare della vittoria della seconda guerra mondiale per invadere la Val d’Aosta. Fu fermato il 28 aprile del 1945 da artiglieri della Repubblica Sociale Italiana e da una divisione partigiana che, schierati gli uni accanto agli altri vicino, al confine italo-francese nella Valgrisenche e Valle di Rhemes, hanno difeso i confini. E soprattutto nel nostro territorio esistono le basi americane, esistono innumerevoli bombe atomiche piazzate su missili, il che ci rende il primo bersaglio in caso di una guerra atomica. L’influenza statunitense si è sempre manifestata in maniera piuttosto pesante sui nostri governi, anche adesso. Quindi gli anglo americani ci hanno liberato dai nazifascisti, benissimo, ci hanno dato la libertà parziale, sicuramente apparente, e questo è già una bella cosa. Meglio una libertà solo apparente di una dittatura manifesta. Però noi non siamo liberi. A questo si aggiungono i tre anni di delirio della cosiddetta pandemia. La nostra libertà, la nostra tanto decantata Costituzione non ci hanno protetto dalla sottrazione delle libertà più elementari, compiute da individui clamorosamente ipocondriaci (quando in buona fede) o in clamoroso conflitto di interessi (quando la buona fede può cominciare essere messa in dubbio). Ci sono stati imposti sieri genici sperimentali con effetti collaterali spaventosi e solo in parte noti.
Ha spiegato il custode della costituzione dottor Sergio Mattarella che non possiamo considerarci antinazisti se non diamo denaro e armi per continuare all’infinito l’atroce guerra in Ucraina, sostenendo tizi che hanno le svastiche tatuate sul petto, o anche da altre parti, e che dedicano i francobolli a Stefan Bandera, glorioso sterminatore di polacchi ed ebrei. Il 25 aprile dobbiamo rigorosamente ricordare gli ebrei uccisi ad Auschwitz ma non nominare nemmeno quelli sterminati in Ucraina da Einsatzgruppen, letteralmente Unità Operative, dette anche squadre della morte, costituite al 70% da ucraini e al 30% da tedeschi e soprattutto non dobbiamo ricordare per nessun motivo gli ebrei di Galizia e Volonia sterminati dai nazionalisti ucraini, soli, di Stefan Bandera. Mentre ci informano che Auschwitz è stata liberata dagli ucraini e/o dagli anglo-americani e/o dagli extra terrestri, ci permettiamo sommessamente di indicare la prima fondamentale differenza tra dittature e democrazie vere. Le democrazie imparano dalla storia. Le dittature riscrivono la storia. Vorrei essere esonerata come contribuente a dover continuare a finanziare l’ANPI. È vero che reduci si nasce, ma esistono anche limiti alla infinita longevità dei veterani nati. Nessun partigiano ha mai cantato O bella ciao, marcetta nata successivamente, e dato che la resistenza è stata fatta da gruppi diversi, spesso in guerra tra di loro (Porzus) è evidente che non ci sia mai stata una canzone comune.
Condivido il pensiero di Silvana. Il 25 aprile rappresenta il trionfo dell’ipocrisia.
E ultimamente anche del revisionismo storico ad uso e consumo degli allocchi.
È vitale che noi si tenga il punto sulla verità storica e non ci si stanchi di raccontarla, o andrà irrimediabilmente perduta