Cari amici buongiorno. Un immigrato islamico di origine asiatiche, lo scorso martedì 17 gennaio, è salito con un coltello di 15 centimetri a bordo dell’autobus della linea circolare 31H che da Mestre porta all’ospedale, pronunciando parole incomprensibili nella propria lingua tra cui spiccava «Allah», ripetuto più volte. Secondo i resoconti pubblicati dalla stampa, l’uomo, di mezza età, è apparso «in evidente stato di alterazione».
L’autista Giuseppe Mazzone, di 34 anni, ha gestito con grande freddezza ed efficienza il rischio incombente di un attentato. Ha usato una frase in codice per allertare la Polizia, chiamando il 112 e dicendo «Ciao, zia! Sono alla guida del 31H e ho un problema a bordo». Arrivato di fronte all’ingresso dell’università, ha simulato un guasto: «Mannaggia! Ancora questi autobus vecchi che si scassano! Per favore, scendete: tra poco arriverà un nuovo mezzo».
Gli agenti della Polizia erano sul posto. Sei uomini in divisa hanno chiesto all’islamico di mostrare il coltello e inginocchiarsi, ma l’uomo ha continuato a guardarli in piedi. Ha opposto resistenza non appena i poliziotti si sono avvicinati. A quel punto, l’hanno bloccato e immobilizzato utilizzando il taser.
Mi unisco anch’io al plauso del Presidente della Regione Luca Zaia, del Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e del Direttore generale delle linee degli autobus Avm-Actv Giovanni Seno, per la accorta reazione e la positiva gestione dell’emergenza da parte dell’autista Giuseppe Mazzone.
Ma non posso condividere la motivazione con cui è stato arrestato: «Porto di armi soggette ad offendere e interruzione di pubblico servizio».
Siamo tutti sollevati per il fatto che questo islamico, armato di coltello e farneticando nella propria lingua, ripetendo il nome del dio islamico «Allah», non abbia ferito o ucciso nessuno dei passeggeri a bordo dell’autobus pubblico.
Ma, mi domando, possibile che la natura del reato cambia solo se, accidentalmente, l’esito di un’azione chiaramente violenta, che ha messo a repentaglio la vita dei passeggeri dell’autobus, per fortuna non si è risolta in una strage così come è invece accaduto in vicende similari altrove nel mondo?
Mi domando se sia giuridicamente corretta e socialmente opportuna la riduzione della denuncia a «Porto di armi soggette ad offendere e interruzione di pubblico servizio», solo perché per fortuna non ci sono state vittime, mentre se disgraziatamente ci fossero state vittime la denuncia sarebbe stata di «strage premeditata», maturata nel contesto del «radicalismo islamico»?
Non sarebbe la prima volta che anche quest’uomo venga fatto passare per un squilibrato e che venga subito rimesso in libertà, magari affidandolo ai servizi sociali che nulla sanno di islam, del radicalismo e del terrorismo islamico.
Se lo stesso fatto fosse successo in Israele, nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Germania o in Francia, gli agenti della Polizia non avrebbe avuto esitazione a sparare e a uccidere quell’uomo, senza attendere di verificare se avesse potuto o meno nuocere con quel coltello, perché si tratta comunque di un soggetto che ha deliberatamente voluto attentare alla vita dei passeggeri dell’autobus. Se poi non l’ha fatto, non fa venir meno l’estrema gravità del suo atto. Solo in Italia le leggi vigenti e l’orientamento ideologico prevalente in seno alla Magistratura, tutelano maggiormente gli autori anziché le vittime dei reati, pretendendo che la reazione di chi subisce un attentato sia «proporzionata» al livello dell’offesa. Quell’uomo ha comunque arrecato un danno ai passeggeri, inculcando in loro la paura che finirà per prendere il sopravvento, alterando la loro capacità di azione e di reazione.
Nel caso specifico dell’islam, dobbiamo essere consapevoli che la discriminazione, l’odio e l’uccisione dei non musulmani, indicati come «miscredenti», sono legittimati da Allah nel Corano e da ciò che ha detto e ha fatto Maometto.
Queste prescrizioni sono alla base di una guerra scatenata dall’islam da 1400 anni per sottomettere anche l’Europa e l’insieme dell’umanità.
La Casa della Civiltà, nella consapevolezza della realtà del tutto incompatibile dell’islam con la nostra civiltà laica e liberale, perché l’islam disconosce la sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra le persone e la libertà di scelta individuale, afferma chiaramente che, nel rispetto dei musulmani che ci rispettano, abbiamo il diritto e il dovere di mettere fuori legge l’islam dentro casa nostra.
Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l’Italia.
Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»
Venerdì 20 gennaio 2023
Condivido totalmente la tua riflessione, caro Magdi. A proposito dell’atteggiamento degli italiani di fronte a questi eventi, mi domando quanto ciò sia frutto di crassa ignoranza in tema di islam, inteso come dottrina religiosa, e quanto invece della paura di guardare in faccia la realtà.
Per un malinteso senso di “quieto vivere” (che in realtà ci concretizza nell’assecondare un coccodrillo, nutrendolo sperando di essere divorati per ultimi) oppure per la paura di constatare di essere stati gabbati, molti fanno finta di niente
Noi come casa della Civiltà non dobbiamo demordere: la corretta rappresentazione della realtà senza timore di nulla piano piano darà i suoi frutti.