Un cuore amorevole è la saggezza più vera
(Charles Dickens)
Ho pensato che l’amore
Fosse come un alito di vento
Indifferente
Gioviale
Libero
Invisibile
O come un fiore di primavera
Profumato
Aromatico
Aulente
Fragrante
O come una spina nel fianco
Dolorosa
Pungente
Acre
Penetrante
Con lo scorrere del tempo
Ho notato
Che l’amore è piuttosto un frammento della nostra vita
Una sinossi della nostra storia
È solo l’espressione incondizionata dei nostri desideri
Dei nostri valori
Delle nostre aspettative
Dei nostri vizi
Delle nostre speranze
Dei nostri sogni
Dei nostri impulsi
Dei nostri errori
Delle nostre emozioni
Delle nostre passioni
Delle nostre delusioni
Della nostra fiducia
Della nostra felicità
È poi infine un estratto di verità
Di altruismo
E di dolcezza che ciascuno scopre
A poco a poco
In questa irripetibile
Irrefrenabile
Straordinaria
Corsa per la vita
“E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te”
(Charles Bukowski)
Questa rubrica “Sciaveri di tregua” desidera istituzionalizzare la registrazione costante dei pochi ma intensi momenti di riflessione che mi vengono suggeriti in tempo reale in parte dall’osservazione e dalla traduzione poetica di immagini particolari con cui la realtà si manifesta e in parte dalla immancabile dose di esperienza specifica che l’età matura può aggiungere a questa attenta osservazione.
È abbastanza incredibile quanto sia in questo contesto assai prezioso, soprattutto dal punto di vista spirituale, l’affinamento che a questa osservazione si affianca nell’intento di popolare di piccole ma vitali suggestioni le esigue pause spirituali che, con forzata parsimonia, la realtà odierna nella sua corsa ci riserva.
Ho riscoperto il prezioso quanto dimenticato lemma “sciàveri ” per dare un nome a questi momenti, a queste osservazioni e a questi intensi ritagli di esistenza , definendo il termine “tregua” , dal sapore combattivo e guerresco, proprio per stigmatizzare la sconcertante sofferenza del corpo e dello spirito in questa quotidiana “tenzone” che tutti dobbiamo affrontare nel contesto della convivenza sociale e nel caos di questa corsa ad ostacoli , densa di episodi di “fatica” in un mondo in cui la realtà presenta fenomeni di effettive sfide temporali e fisiche oltre a un continuo sopravvenire di istanze etiche e spirituali, materia di problematiche irrisolte, nonché di dubbi esistenziali di non poco conto.
“Sciàveri di tregua” è quindi nato con l’ambizione di rappresentare un convinto, coerente e sentito invito a una sosta ferace dello spirito, intesa a lasciare a ciascuno la possibilità di riflettere intorno ai valori propri e intimi dell’esistenza , fatto non sempre concesso dalla realtà “accelerata” e nello stesso tempo “aumentata” dei nostri giorni.
Attraverso pensieri tradotti in sequenze armoniche di parole , qualche volta attraverso ritmi melodici ed onomatopeici in cui si mescolano elementi naturali primordiali e sottili rumori di sentimenti umani , ho cercato di incontrare opere di amici noti o sconosciuti e di invocare il loro aiuto, la loro complicità , per indugiare su qualche immagine di questa turbinosa avventura del vivere gli anni del terzo millennio, in una gara senza pause, senza respiro e “apparentemente” senza alcun segno di pietà per chi rimane relegato a una vana attesa sul ciglio spesso tristemente disadorno e inospitale della strada.
Da artigiano della parola ho scambiato impressioni con solerti artigiani del suono, dei colori e dell’immagine (pittori, scultori , musicisti e fotografi) per scoprire quegli stimoli creativi condivisi che facilitano una risposta corale a una serie di interrogativi comuni alle varie “discipline artistiche”, cioè comuni all’interpretazione della realtà”.
Qualche volta ci siamo insieme domandati dove si voglia arrivare attraverso questa amabile scorciatoia con cui si tende a volere a tutti i costi eliminare le tregue, accelerare la corsa, bruciare tutte le tappe, comprese quelle più solenni e rituali come gli archetipi più sacri e celebrati dalla tradizione della vita e della morte. Qualche altra ci siamo soffermati sui valori tradizionali della nostra esistenza con attenzione e scrupolosa smania di descrivere i colori della realtà com’è o come vorremmo che venisse percepita attraverso il filtro della nostra mediazione spirituale, artistica ed umana.
Cosa c’è di più umano dell’amore che come scrive magistralmente in versi il nostro Poeta Giorgio Bongiorno è una “sinossi della nostra storia”, ovvero l’amore che incarna la nostra umanità?
Grazie Giorgio per queste coccole. Fanno bene all’anima.