L’Italia ha inviato 400 tonnellate di armi e impegna 3.400 militari a sostegno dell’Ucraina nella guerra contro la Russia. Draghi lede ancor di più all’indipendenza e sovranità nazionale 

Buongiorno amici. Ieri l’Unione Sindacale di Base ha denunciato che dall’aeroporto civile internazionale Galilei di Pisa partono armi italiane camuffate da aiuti umanitari destinate all’esercito ucraino impegnato a contrastare l’invasione dell’esercito russo.
“Dal Cargo Village sito presso l’aeroporto civile partono voli ‘umanitari’, che dovrebbero essere riempiti di vettovaglie, viveri, medicinali e quant’altro utile per le popolazioni ucraine tormentate da settimane da bombardamenti e combattimenti. Ma non è così – afferma in un comunicato l’Unione Sindacale di Base – quando si sono presentati sotto l’aereo, i lavoratori addetti al carico si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni, esplosivi. Un’amara e terribile sorpresa, che conferma il clima di guerra nel quale ci sta trascinando il governo Draghi. Di fronte a questo fatto gravissimo i lavoratori si sono rifiutati di caricare il cargo, aerei che in questi giorni atterrano prima in basi Usa/Nato in Polonia, poi inviati in Ucraina, per essere poi bombardati dall’esercito russo, determinando la morte di altri lavoratori, impiegati nelle basi interessate agli attacchi”.
Lunedì 14 marzo il quotidiano La Repubblica ha pubblicato un articolo dal titolo “Aiuti all’Ucraina: in tredici giorni 27 voli italiani verso la base polacca di Rzeszow Jasionka”, a firma di Floriana Buffon. Vi si legge:
“Negli ultimi tredici giorni 27 voli di velivoli militari da trasporto italiani sono atterrati nell’aeroporto polacco di Rzeszow Jasionka, considerato il terminal dei rifornimenti americani ed europei per la resistenza ucraina. I mezzi dell’Aeronautica sono tutti partiti da Pisa e da Pratica di Mare. Secondo l’analisi realizzata da Gerjon, uno spotter olandese che studia le rotte con vari sistemi di ricerca, 18 volte è stato impiegato un Boeing KC767 e altre nove volte due distinti C-130 J Hercules. Non è possibile sapere se questi aerei abbiano trasferito armi, altri equipaggiamenti o aiuti d’altro tipo. Viene però fatto notare che i velivoli italiani hanno evitato di entrare nello spazio aereo ungherese: Budapest ha vietato l’ingresso ai cargo che trasportano armamenti o materiali bellici. Gerjon è considerato un analista attendibile e più volte è stato citato nei rapporti dell’Onu.  Lo scalo di Rzeszow Jasionka dista solo cento chilometri dal confine ucraino e dall’inizio della guerra viene utilizzato per il ponte aereo internazionale in sostegno dell’esercito di Kiev. (…)
L’operazione decisa dal governo Draghi è coperta dal segreto. Il nostro Paese ha comunicato l’intenzione di consegnare all’Ucraina missili anti-aerei Stinger, razzi anti-tank, mortai, mitragliatrici, munizioni, giubbotti antiproiettile ed elmetti. Tutte le nazioni della Ue stanno procedendo con forniture simili. Il Boeing KC767 impiegato ha un carico utile di 25 tonnellate: i 18 viaggi registrati dal 1° al 13 marzo permettono di trasferire fino a 400 tonnellate di materiale”.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi intervenendo alle Camere il 1 marzo aveva esplicitamente annunciato la scelta dell’Italia di inviare armi e di impegnare i militari italiani al fianco dell’Ucraina nella guerra contro la Russia:
“L’Italia ha risposto all’appello del Presidente Zelensky che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione russa. È necessario che il governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del Paese. A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie, non è possibile rispondere soltanto con incoraggiamenti e atti di deterrenza. Questa è la posizione italiana, dell’Unione Europea, dei nostri alleati”.
Per quanto concerne l’impegno dei militari italiani Draghi ha detto:
“L’attuale situazione giustifica la necessità di mettere in atto direttamente la prima parte dei piani e incrementare la postura di deterrenza sul confine orientale dell’Alleanza con le forze già a disposizione. Mi riferisco al passaggio dell’unità attualmente schierata in Lettonia, alla quale l’Italia contribuisce con 239 unità. Per quanto riguarda le forze navali, sono già in navigazione e sotto il comando Nato. Le nostre forze aeree schierate in Romania saranno raddoppiate in modo da garantire copertura continuativa, assieme agli assetti alleati. Sono in stato di pre-allerta ulteriori forze già offerte dai singoli Paesi Membri all’Alleanza: l’Italia è pronta con un primo gruppo di 1.400 militari e un secondo di 2.000 unità”.
La richiesta di Draghi di inviare armi e di impegnare militari italiani al fianco dell’Ucraina contro la Russia è stata approvata a larghissima maggioranza con i partiti al Governo coesi e il voto favorevole di Fratelli d’Italia che sta formalmente all’opposizione.
Dal canto suo Putin ha condannato l’invio di armi della Nato all’Ucraina e ha ammonito che la Russia colpirà i convogli di armi. Il 12 marzo il vice ministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov, riferendosi agli Stati Uniti, ha detto:
“Li abbiamo avvisati del fatto che la loro operazione per fornire armi all’Ucraina non è solo una decisione pericolosa ma anche una mossa che rende obiettivi legittimi i relativi convogli” ha detto Ryabkov”.
Cari amici ci domandiamo fin dove vuole spingersi il Governo di Mario Draghi che sulla guerra in Ucraina gode del sostegno pressoché unanime del Parlamento. Inviare circa 400 tonnellate di armi e impegnare 3.400 militari inquadrati nelle forze della Nato schierate a sostegno dell’Ucraina, potrebbe non restare senza conseguenze da parte della Russia. Ebbene se Draghi si espone così tanto pur nella consapevolezza della sostanziale inconsistenza delle Forze armate italiane, lo fa evidentemente per adempiere agli ordini degli Stati Uniti contando totalmente sulla protezione della Nato. Concretamente si tratta di una scelta che lede ancor di più a quel poco che resta della nostra indipendenza e sovranità nazionale. Ne prendiamo atto, non condividiamo, continueremo a impegnarci per riscattare la nostra indipendenza e sovranità nazionale dotandoci di Forze armate e dell’ordine adeguate.
Magdi Cristiano Allam
Mercoledì 16 marzo 2022

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