Buongiorno amici. Nel Vertice informale dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea su “Il Modello europeo di crescita e di investimento per il 2030” che si è svolto il 10 e 11 marzo a Versailles, nella Reggia che fu di Luigi XIV detto “Re Sole” alle porte di Parigi, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha sostenuto che “bisogna prepararsi” a una “economia di guerra” soprattutto se il conflitto in Ucraina dovesse continuare a lungo.
Secondo Draghi dobbiamo prepararci ad affrontare uno scenario di emergenza economica per fronteggiare essenzialmente tre crisi: gli approvvigionamenti energetici e specificatamente l’importazione di gas dalla Russia; la scarsità di materie prime; l’aumento dei prezzi dei prodotti agroalimentari e in particolare la scarsità del grano.
Il Vertice dei 27 Stati membri dell’Unione Europea ha formulato una soluzione basata su quattro pilastri per quanto concerne la crisi energetica:
1.Diversificare le fonti di approvvigionamento, “sia trovando altri fornitori di gas rispetto alla Russia, sia puntando maggiormente sulle rinnovabili.
2.Fissare il tetto al prezzo del gas.
3.Staccare il mercato dell’energia elettrica prodotta dalle rinnovabili da quella del gas.
4.Tassare gli extra-profitti delle società elettriche che si tradurrà in un gettito di 200 miliardi di euro all’anno.
Per quanto concerne la scarsità del grano, accentuata dalla guerra in Ucraina, un tempo denominata il “Granaio d’Europa” ed è il quinto esportatore mondiale di grano, lo stesso Draghi ha detto che “se dovesse perdurare o aggravarsi occorrerà importare da altri paesi, Stati Uniti, Canada, Argentina”.
Ciò che manca nel pensiero di Mario Draghi è una strategia che renda l’Italia autonoma sul piano del fabbisogno energetico e della produzione agroalimentare, in aggiunta a una scelta sul piano dello sviluppo compatibile con il fatto che l’Italia non detiene le materie prime necessarie alla produzione industriale pur essendo un’eccellenza mondiale nell’attività manifatturiera di trasformazione delle materie prime.
In questa breve riflessione indico solo i contenuti sommari di una mia proposta per superare al meglio la crisi oggettiva avendo come prospettiva l’affermazione dell’Italia come Stato numero 1 al Mondo per la qualità della vita, valorizzando l’ineguagliabile, inestimabile e non clonabile patrimonio ambientale, culturale e umano.
L’autonomia sul piano energetico è possibile promuovendo una strategia incentrata su:
1.Riciclaggio di tutti i nostri rifiuti urbani, vegetali e industriali che potrebbe garantire una quota rilevante del fabbisogno energetico in aggiunta al recupero delle materie prime presenti in tutti i beni di uso comune nell’ambito famigliare e dell’insieme delle entità produttive.
2.Costruire delle centrali nucleari di ultima generazione assolutamente sicure garantendo il riciclaggio delle scorie in modo non inquinante dell’ambiente.
3.Diffondere sul territorio nazionale unità abitative e produttive autosufficienti sul piano della produzione di luce e riscaldamento, in aggiunta al riciclaggio dei rifiuti alimentari.
4.Investire nelle auto all’idrogeno, nei mezzi di trasporto marittimi e fluviali, incrementare il trasporto ferroviario per i passeggeri e per le merci.
5.Accrescere le fonti energetiche pulite, rinnovabili e sicure legate allo sfruttamento del sole, dell’acqua, del vento, delle sorgenti di calore geotermiche e delle maree, garantendo il riciclaggio degli impianti di conversione energetica in modo da non diventare fonte di inquinamento dell’ambiente.
Per quanto concerne l’autosufficienza agroalimentare bisogna innanzitutto risolvere il grave problema della carenza idrica che sta producendo la desertificazione delle aree interne della Sicilia e della Sardegna, e più in generale ostacolano le coltivazioni intensive su larga scala. La soluzione è nella desalinizzazione dell’acqua marina, che vede l’Italia avvantaggiata essendo una penisola con oltre 8 mila chilometri di coste, ed avendo la tecnologia necessaria. Prendiamo esempio da Israele che attraverso la desalinizzazione dell’acqua marina ottiene l’80% dell’acqua per uso domestico e municipale e il 33% dell’acqua potabile.
In parallelo l’Italia torni alla cultura dell’orto familiare, piccoli appezzamenti coltivati con la pluralità degli ortaggi che consentono l’autosufficienza locale e soprattutto garantiscono sia la salubrità della produzione sia la qualità e la diversificazione a livello nazionale.
Cari amici vi offro degli spunti di riflessione che vanno approfonditi sul piano dei contenuti e vagliati sul piano dell’attuazione e dell’efficienza. Ma il messaggio di fondo è che la soluzione che possa salvaguardare l’interesse supremo dell’Italia e il bene primario degli italiani è di promuovere una strategia di autosufficienza energetica e agroalimentare affrancandoci dalla dipendenza dai combustibili fossili, che sono comunque inquinanti e esauribili, investire nelle fonti energetiche pulite, sicure, rinnovabili che consentano principalmente il riciclaggio dei rifiuti domestici e industriali, investire nella desalinizzazione dell’acqua marina per riconquistare le aree agricole e promuovere la coltivazione diversificata e di qualità a livello locale.
Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo.
Magdi Cristiano Allam
Martedì 15 marzo 2022